Tag «Responsabilità 231» Articoli

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INTERVENTI - Disastro ambientale: i primi chiarimenti della Cassazione sul nuovo delitto introdotto dalla legge 68/2015

La Cassazione, decidendo su una fattispecie di abusivo sversamento continuo e ripetuto in diverse aree non autorizzate di rifiuti speciali pericolosi, posto in essere in epoca anteriore alla legge 68/2015 con cui sono stati introdotti i nuovi delitti ambientali, nella quale il giudice di merito aveva pronunciato condanna per il reato di disastro ambientale innominato di cui all’articolo 434 Codice penale, non si è limitata a precisare che la configurabilità di tale reato è espressamente fatta salva dalla clausola di riserva presente nell’incipit dell’articolo 452-quater Codice penale, recante la tipizzazione del nuovo delitto di disastro ambientale, ma ha anche fornito diversi chiarimenti sulla operatività di entrambi i reati, sulla loro relazione con il delitto di inquinamento ambientale previsto dall’articolo 452-bis Codice penale (che si pone in rapporto di progressione criminosa con quello di disastro ambientale previsto dall’articolo 452-quater Codice penale e non ha sostituito il delitto di disastro ambientale innominato di cui all’articolo 434 Codice penale) ed infine sulla disciplina transitoria del ravvedimento operoso di cui all’articolo 452-decies Codice penale, applicabile anche nei processi in corso per reati commessi precedentemente, purché ricorrano le condizioni previste dalla norma.

(29/03/2018) di Pasquale Fimiani

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INTERVENTI - Responsabilità amministrativa degli Enti: il Dlgs 231/2001. Un percorso ricognitivo

Con l’introduzione degli eco delitti fra i reati presupposto ad opera della legge 68/2015, il Dlgs 231/2001 ha sostanzialmente completato l’operazione di inserimento del diritto penale ambientale nell’ambito del sistema punitivo amministrativo verso le imprese, un lungo percorso (francamente non privo di gravi lacune e contraddizioni) iniziato nel 2011, quando vennero inserite nell’ambito dei reati presupposto numerose ipotesi di contravvenzioni di carattere ambientale 1, e terminato appunto con la previsione di nuovi reati presupposto, ipotesi delittuose che il legislatore ha inteso inserire direttamente nel codice penale anziché nel Codice ambientale.
Appare pertanto utile compiere una ricognizione di carattere generale dell’ambito e delle modalità di applicazione del sistema sanzionatorio previsto dal Dlgs 231/2001, in modo da fornire un punto di riferimento necessario per valutare la posizione di ciascuna azienda e ciascun modello organizzativo, rispetto al così detto “sistema 231”.

(31/08/2017) di Gabriele Taddia

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INTERVENTI - Sistema 231: dalla mancanza della delega di funzioni si può dedurre il difetto di organizzazione

Il sistema delineato dal Dlgs 231/2001, è fondamentalmente volto a richiedere all’ente l’elaborazione di un modello organizzativo che doti la società di un efficace ed efficiente sistema di gestione al fine di prevenire la commissione dei reati presupposto. L’estrinsecazione delle modalità organizzative è, ovviamente, lasciata dalla legge a ciascuna azienda. Tuttavia, la giurisprudenza continua a fornire indicazioni su quali sono gli elementi fondamentali, necessari ed indispensabili per assicurare all’ente di operare con la ragionevole aspettativa di aver posto in essere tutti gli accorgimenti di prevenzione indispensabili. Fra questi c’è sicuramente e sempre con maggior peso l’assetto di governance societaria, tanto che con la sentenza in esame la Cassazione si è spinta ad affermare che l’assenza di una delega di funzioni in materia ambientale, costituisce elemento che può portare ad accertare il difetto di organizzazione dell’ente, e quindi la sua imputabilità nell’ambito di un procedimento ex Dlgs 231/2001.

(30/05/2017) di Gabriele Taddia

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INTERVENTI - La confisca del risparmio di spesa nei reati ambientali

Nei reati ambientali in cui è consentita la confisca del profitto del reato (da intendersi, in generale, come qualsiasi vantaggio economico derivante in via diretta ed immediata dalla commissione dell’illecito) si pone in modo problematico la questione della sua applicabilità al risparmio di spesa, tema ricorrente nella materia, considerato che l’aggiramento dei costi imposti all’impresa dalle restrizioni delle norme ambientali costituisce, nella maggior parte dei casi, l’effettivo vantaggio di natura patrimoniale derivante dalla consumazione di tali illeciti.

(30/03/2017) di Pasquale Fimiani