Waste to energy, il quadro normativo
(15/09/2023) a cura della Redazione normativa Reteambiente
(15/09/2023) a cura della Redazione normativa Reteambiente
Attualmente è difficile in molte regioni italiane, come pure del mondo, proporre la costruzione di un nuovo impianto Waste to Energy (WtE) e per le popolazioni ivi residenti la discarica continuerà a essere la via di smaltimento predominante, lasciando così un enorme onere per le generazioni future. Ancora più insostenibile è il trasferimento di questi rifiuti fuori regione con un enorme aggravio economico ed ambientale nonché una chiara perdita di resilienza. Per garantire che anche la gestione della frazione del rifiuto, che residua dalla filiera del riciclo, sia sostenibile, viene qui proposto un modello di Simbiosi Industriale che affronta contestualmente le gestioni di rifiuti, acque reflue e fanghi di depurazione, massimizzandone i vantaggi, ambientali, economici e sociali, in un’integrazione eco-sistemica. Localizzando moderni impianti WtE in distretti industriali, possibilmente vicino a importanti impianti di depurazione, l’enorme quantità di energia elettrica termica a basso costo che ne origina, trova un primo importante utilizzo proprio per garantire il riuso effettivo delle acque reflue e una gestione più sostenibile dei fanghi di depurazione – in un’ottica di massima circolarità. Attraverso una accorta pianificazione, lo stesso modello, può poi incoraggiare nuove imprese a insediarsi e sviluppare processi che richiedano calore a basso costo, aumentando così ulteriormente la simbiosi industriale e la sostenibilità complessiva del distretto industriale.
(02/09/2023) di Debora Fino, Lidia Lombardi e Giuseppe Mancini
Nel presente intervento si dà evidenza della legislazione nazionale ed europea del trattamento dei rifiuti mediante incenerimento, analizzando i controlli ambientali a cui devono essere sottoposti gli impianti e vagliando gli aspetti sanitari che gli impianti hanno (o possono avere) sulla popolazione.
(02/09/2023) di Gaetano Settimo
In Lombardia vengono prodotti circa 4.700.000 t/anno di rifiuti urbani, di cui il 21% viene destinato alla termovalorizzazione. Grazie a tale pratica, Regione Lombardia, sul cui territorio sono presenti 12 impianti di termovalorizzazione, pari a circa il 32% del totale nazionale, incenerisce il 40% dei propri rifiuti (pari al 35,7% del totale nazionale). Tutto questo a vantaggio, anche, della raccolta differenziata che aumenta con il passare degli anni.
Inoltre, l’aggiornamento del Programma Regionale di Gestione dei Rifiuti (“Prgr”) introdotto con Dgr 6408 del 23 maggio 2022 ha confermato la necessità di disporre di tale tipologia di impianti presso i quali destinare i rifiuti urbani indifferenziati, i rifiuti speciali derivanti dal trattamento dei rifiuti urbani e speciali e i rifiuti speciali non recuperabili come materia. Con ciò la situazione ad oggi sul territorio lombardo vede presenti complessivamente circa 40 impianti di incenerimento e coincenerimento di rifiuti urbani e speciali, le cui autorizzazioni sono ripartite per competenza tra Regione Lombardia e le Province/Città metropolitana di Milano.
In riferimento alle prestazioni emissive, Regione Lombardia ha tra i suoi obiettivi traguardare per gli impianti di incenerimento limiti più stringenti di quelli nazionali e comunitari, garantendo un monitoraggio continuo ed affidabile degli inquinanti e dei principali parametri di processo.
(02/09/2023) di Annamaria Ribaudo
Il recupero di energia può svolgere un ruolo nella piena attuazione dell’economia circolare a condizione che le scelte strategiche e di pianificazione garantiscano il giusto equilibrio delle forme di gestione nell’ambito della gerarchia dei rifiuti dell’Ue, non ostacolando il raggiungimento di livelli più elevati di prevenzione, riutilizzo e riciclaggio. La corretta contabilizzazione delle operazioni di gestione dei rifiuti, nei termini descritti dalle metodologie di calcolo degli obiettivi di recupero e riciclaggio definiti come dalle decisioni europee, rappresenta un elemento fondamentale che deve guidare l’applicazione dei principi della gerarchia senza deviare flussi di materia potenzialmente valorizzabile verso forme di smaltimento.
(02/09/2023) di Valeria Frittelloni (Responsabile del Centro nazionale dei rifiuti e dell’economia circolare di Ispra)
Dal 2007, Acqua&Sole S.r.l. (A&S), fondata e gestita dagli eredi del primo e unico premio Nobel italiano per la chimica, Giulio Natta, fa dei processi di produzione e valorizzazione del biogas il proprio core business, fin dalla sua fondazione. L’intervento illustra le peculiarità e le criticità connesse al biogas da discarica dove, a causa dei processi di biodegradazione del rifiuto, il biogas formatosi viene aspirato mediante un idoneo sistemo di captazione costituito da elementi verticali (pozzi, tipicamente) ed orizzontali (linee di collettamento). Analoga illustrazione viene condotta con riguardo al biogas da rifiuti a matrice organica derivanti dal ciclo di produzione e consumo degli alimenti, tra cui fanghi di depurazione.
(02/09/2023) di Federica Barone e Andrea Giordano
L’intervento si concentra sui progetti di Asja Ambiente, società impegnata da diversi anni in ambito “economia circolare” attraverso la progettazione, costruzione e gestione di impianti di digestione anaerobica per la produzione di biometano e compost, una tecnologia che attualmente rappresenta la soluzione più avanzata per il recupero della frazione organica dei rifiuti urbani (FORSU) e una delle alternative più efficaci per contribuire al percorso di transizione e indipendenza energetica del nostro Paese.
(02/09/2023) di Tommaso Cassata
Attuare un sistema di gestione dei rifiuti fondato sull’economia circolare, non dipende solo da ciò che si vuole fare, ma soprattutto da ciò che il rifiuto che viene prodotto in un certo contesto antropico consente di fare, avendo sempre come obiettivo primo il rispetto della salvaguardia dell’ambiente e della salute dell’uomo e la sostenibilità (in tutte le sue forme) del sistema individuato.
Fintanto che non si interverrà sul sistema produttivo e quindi sulle sostanze e sugli “oggetti” di consumo che poi andranno a costituire il rifiuto, i margini di recupero effettivo sono relegati a percentuali note; i dati disponibili (fonte Eurostat) evidenziano che è possibile riciclare e recuperare materia fino a circa un 60/65% dell’attuale rifiuto prodotto. Se si vuole inoltre raggiungere l’obiettivo previsto come ottimale per il ricorso allo smaltimento in discarica del 10%, non si può che pensare di attuare il recupero di energia attraverso la termovalorizzazione del restante 30% dei rifiuti urbani prodotti.
In tale contesto va considerato l’essenziale ricorso alla termovalorizzazione nell’ambito di un sistema integrato di smaltimento ed è quello che i tecnici ambientali associati ATIA ISWA Italia hanno unanimemente condiviso nel position paper dell’associazione del 2019 sulla gestione dei rifiuti in ambito di economia circolare. Nel presente articolo vengono focalizzati i principali aspetti riguardanti la termovalorizzazione che trovano unanime riconoscimento nel mondo tecnico nazionale e comunitario.
(02/09/2023) di Francesco Lombardi e Paola Muraro (Presidente ATIA ISWA - Associazione tecnici italiani ambientali, International solid waste association)
L’intervento mira a spiegare cosa sia lo schema tecnologico del “Waste to chemical”, ossia la possibilità di convertire le frazioni di rifiuto non differenziabili in un gas che è applicabile come materia prima. Il processo di conversione della materia è basato su un sistema di gassificazione ad alta temperatura, che è infatti centro del processo. Il principale vantaggio del processo “Waste to chemical” è quello di immettere sul mercato idrogeno a basso contenuto di carbonio a un prezzo inferiore rispetto all’idrogeno verde prodotto dall’elettrolisi, stimolando così l’implementazione delle infrastrutture necessarie per l’utilizzo dell’idrogeno.
(02/09/2023) di Giacomo Rispoli
(02/09/2023) di Simona Faccioli