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INTERVENTI - Terre e rocce di scavo: la gestione di quelle prodotte nei siti oggetto di bonifica

La gestione delle terre e rocce di scavo prodotte in siti oggetto di bonifica ha sempre comportato timori e preoccupazioni sia da parte degli Enti competenti, preoccupati dal dover dimostrare una puntuale applicazione delle norme, sia da parte dei soggetti interessati, impegnati nel rispetto di prescrizioni a volte estremamente cautelative.
Tutto questo ha spesso comportato la decisione di ricorrere alla qualificazione di rifiuto per le terre e rocce prodotte in questi contesti, facendo propendere per scelte indirizzate più alla riduzione di potenziali rischi di non conformità amministrative, che alla ricerca della soluzione comportante maggior sostenibilità ambientale.
Nel presente lavoro si propone una lettura critica del decreto, finalizzata a schematizzare le disposizioni previste per le terre e rocce di scavo prodotte nei siti oggetto di bonifica cercando di focalizzare l’attenzione sui passaggi più significativi.

(29/03/2018) di Andrea Sconocchia (Arpa Umbria, Presidente Ordine degli Ingegneri della Provincia di Terni)

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COMMENTI - I riporti presenti in terre e rocce. Restano alcuni dubbi

Con l’entrata in vigore dal 22 agosto 2017 del Dpr 120/2017 sono cambiate, ancora una volta, le regole per la gestione delle terre e rocce da scavo.
Tale decreto, abrogando tutte le norme e circolari ministeriali fino ad oggi emesse, detta i criteri per valutare quando escludere le terre e rocce da scavo dal campo di applicazione della normativa rifiuti, quando qualificarle sottoprodotti oppure rifiuti.
Il presente intervento focalizza questi punti alla luce dei recenti chiarimenti forniti dalla Direzione generale per i rifiuti e l’inquinamento del Ministero dell’ambiente con la Nota 10 novembre 2017 prot. n. 0015786 e apre un “focus” specifico su quanto ancora aspetta chiarezza.

(21/12/2017) di Loredana Musmeci