Interventi Responsabilità 231

292

INTERVENTI - Il Dlgs 231/2001 non si applica alle srl unipersonali

Se l’ente giuridico, in relazione al reato presupposto fondante la responsabilità amministrativa della persona giuridica, non è davvero necessario e infungibile trattandosi di contegno pacificamente riferibile a persone fisiche che lo avrebbero potuto realizzare senza alcuno schermo societario, viene a mancare la ratio di fondo della normativa sulla responsabilità delle persone giuridiche. Tale normativa, infatti, immagina contegni penalmente deviati tenuti da persone fisiche nell’interesse di una struttura organizzativa di un certo rilievo di complessità quale centro di imputazione di rapporti giuridici distinto da chi ha materialmente operato.

(01/03/2021) di Gabriele Taddia

280

INTERVENTI - Responsabilità ex Dlgs 231/2001: ai fini della condanna, l’interesse o vantaggio dell’ente va dimostrato

Per affermare la responsabilità degli enti derivante da reati colposi di evento, i criteri di imputazione oggettiva rappresentati dall’interesse e dal vantaggio, da riferire entrambi alla condotta del soggetto agente e non all’evento, ricorrono, rispettivamente, il primo, quando l’autore del reato abbia violato la normativa cautelare con il consapevole intento di conseguire un risparmio di spesa per l’ente, indipendentemente dal suo effettivo raggiungimento, e, il secondo, qualora l’autore del reato abbia violato sistematicamente le norme antinfortunistiche, ricavandone oggettivamente un qualche vantaggio per l’ente, sotto forma di risparmio di spesa o di massimizzazione della produzione, indipendentemente dalla volontà di ottenere il vantaggio stesso.

(11/02/2020) di Gabriele Taddia

277

INTERVENTI - 231, il punto della Cassazione su costituzione in giudizio e nomina del difensore

Il Dlgs 231/2001 prevede delle rigide procedure attraverso le quali l’ente citato in giudizio ha l’onore di costituirsi se intende esercitare pienamente le proprie facoltà difensive. Gli incombenti a carico dell’ente stesso sono molti, a partire dalla valida nomina del difensore di fiducia fino a giungere alla costituzione ex articolo 39. Una serie di adempimenti sui quali, però, la Cassazione stessa sembra non trovare un indirizzo univoco, se non sul punto riguardante la invalidità degli atti processuali compiuti da un ente non correttamente rappresentato.

(31/10/2019) di Gabriele Taddia

276

INTERVENTI - Organismo di vigilanza “231” ed ambiente

La specificità della materia ambientale pone tre questioni sulla composizone e funzionamento dell’organismo di vigilanza nel sistema “231”: 1) l’applicazione dell’articolo 6, comma 4, del Decreto del 2001 per il quale negli “enti di piccole dimensioni” i compiti di vigilanza possono essere svolti direttamente dall’organo dirigente e non da un organismo dell’ente dotato di autonomi poteri di iniziativa e di controllo (OdV); 2) la composizione dell’organismo di vigilanza, considerata la possibilità di nomina di soggetti in conflitto di interessi per avere compiti di responsabilità e di controllo; 3) l’applicazione del comma 4-bis, dell’articolo 6 del Dlgs 231, aggiunto dalla legge di stabilità 2012, secondo cui “nelle società di capitali il collegio sindacale, il consiglio di sorveglianza e il comitato per il controllo della gestione possono svolgere le funzioni dell’organismo di vigilanza”.

(30/09/2019) di Pasquale Fimiani

274

INTERVENTI - La responsabilità “231” degli enti per i reati ambientali puniti a titolo di colpa

L’articolo 25-undecies del Dlgs 8 giugno 2001, n. 231, recante l’individuazione dei reati ambientali presupposto della responsabilità degli enti, prevede diversi reati puniti a titolo di colpa, quali tutte le contravvenzioni, nonché i delitti di inquinamento e disastro colposi. Si pone per questi reati la questione dell’imputazione all’ente del reato presupposto commesso dalla persona fisica nel suo interesse o vantaggio, trattandosi di verificare la compatibilità logica tra la non volontà dell’evento che caratterizza gli illeciti colposi ed il finalismo che è sotteso all’idea di interesse e vantaggio, da individuarsi non nell’evento lesivo per l’ambiente, ma nei risparmi di spesa o nell’aumento della produttività che la violazione delle regole cautelari ha consentito.

(29/06/2019) di Pasquale Fimiani

266

INTERVENTI - “Sistema 231”: si estende anche all’ente pubblico

Il reato di cui all’articolo 256 comma 2 del Dlgs 152/2006 ha natura di reato proprio del titolare dell’impresa o del responsabile dell’ente ed è caratterizzato da condotta omissiva. Tuttavia, questo non significa che autore materiale possa essere esclusivamente il titolare dell’impresa o dell’ente. Poiché la norma non si riferisce a loro quali persone fisiche, è sufficiente che l’abbandono/deposito sia posto in essere anche tramite persone fisiche diverse dal legale rappresentante perché questi ne risponda. L’assenza di direttive e/o modelli organizzativi volti a disciplinare evenienze certamente non eccezionali costituisce ulteriore argomento a sostegno della corretta attribuzione del fatto all’imputato.

(25/10/2018) di Gabriele Taddia

260

INTERVENTI - Disastro ambientale: i primi chiarimenti della Cassazione sul nuovo delitto introdotto dalla legge 68/2015

La Cassazione, decidendo su una fattispecie di abusivo sversamento continuo e ripetuto in diverse aree non autorizzate di rifiuti speciali pericolosi, posto in essere in epoca anteriore alla legge 68/2015 con cui sono stati introdotti i nuovi delitti ambientali, nella quale il giudice di merito aveva pronunciato condanna per il reato di disastro ambientale innominato di cui all’articolo 434 Codice penale, non si è limitata a precisare che la configurabilità di tale reato è espressamente fatta salva dalla clausola di riserva presente nell’incipit dell’articolo 452-quater Codice penale, recante la tipizzazione del nuovo delitto di disastro ambientale, ma ha anche fornito diversi chiarimenti sulla operatività di entrambi i reati, sulla loro relazione con il delitto di inquinamento ambientale previsto dall’articolo 452-bis Codice penale (che si pone in rapporto di progressione criminosa con quello di disastro ambientale previsto dall’articolo 452-quater Codice penale e non ha sostituito il delitto di disastro ambientale innominato di cui all’articolo 434 Codice penale) ed infine sulla disciplina transitoria del ravvedimento operoso di cui all’articolo 452-decies Codice penale, applicabile anche nei processi in corso per reati commessi precedentemente, purché ricorrano le condizioni previste dalla norma.

(29/03/2018) di Pasquale Fimiani

253

INTERVENTI - Responsabilità amministrativa degli Enti: il Dlgs 231/2001. Un percorso ricognitivo

Con l’introduzione degli eco delitti fra i reati presupposto ad opera della legge 68/2015, il Dlgs 231/2001 ha sostanzialmente completato l’operazione di inserimento del diritto penale ambientale nell’ambito del sistema punitivo amministrativo verso le imprese, un lungo percorso (francamente non privo di gravi lacune e contraddizioni) iniziato nel 2011, quando vennero inserite nell’ambito dei reati presupposto numerose ipotesi di contravvenzioni di carattere ambientale 1, e terminato appunto con la previsione di nuovi reati presupposto, ipotesi delittuose che il legislatore ha inteso inserire direttamente nel codice penale anziché nel Codice ambientale.
Appare pertanto utile compiere una ricognizione di carattere generale dell’ambito e delle modalità di applicazione del sistema sanzionatorio previsto dal Dlgs 231/2001, in modo da fornire un punto di riferimento necessario per valutare la posizione di ciascuna azienda e ciascun modello organizzativo, rispetto al così detto “sistema 231”.

(31/08/2017) di Gabriele Taddia

251

INTERVENTI - Sistema 231: dalla mancanza della delega di funzioni si può dedurre il difetto di organizzazione

Il sistema delineato dal Dlgs 231/2001, è fondamentalmente volto a richiedere all’ente l’elaborazione di un modello organizzativo che doti la società di un efficace ed efficiente sistema di gestione al fine di prevenire la commissione dei reati presupposto. L’estrinsecazione delle modalità organizzative è, ovviamente, lasciata dalla legge a ciascuna azienda. Tuttavia, la giurisprudenza continua a fornire indicazioni su quali sono gli elementi fondamentali, necessari ed indispensabili per assicurare all’ente di operare con la ragionevole aspettativa di aver posto in essere tutti gli accorgimenti di prevenzione indispensabili. Fra questi c’è sicuramente e sempre con maggior peso l’assetto di governance societaria, tanto che con la sentenza in esame la Cassazione si è spinta ad affermare che l’assenza di una delega di funzioni in materia ambientale, costituisce elemento che può portare ad accertare il difetto di organizzazione dell’ente, e quindi la sua imputabilità nell’ambito di un procedimento ex Dlgs 231/2001.

(30/05/2017) di Gabriele Taddia

249

INTERVENTI - La confisca del risparmio di spesa nei reati ambientali

Nei reati ambientali in cui è consentita la confisca del profitto del reato (da intendersi, in generale, come qualsiasi vantaggio economico derivante in via diretta ed immediata dalla commissione dell’illecito) si pone in modo problematico la questione della sua applicabilità al risparmio di spesa, tema ricorrente nella materia, considerato che l’aggiramento dei costi imposti all’impresa dalle restrizioni delle norme ambientali costituisce, nella maggior parte dei casi, l’effettivo vantaggio di natura patrimoniale derivante dalla consumazione di tali illeciti.

(30/03/2017) di Pasquale Fimiani