Esg e rendicontazione di sostenibilità. Un’opportunità per le Pmi
Nonostante alcuni segnali di rallentamento emersi da parte dell’Europa rispetto agli impegni in materia di sostenibilità, rimane comunque centrale l’impegno che, a partire dall’approvazione del Green Deal nel 2019, ci si è voluti dare, confermando il ruolo di leadership globale sulla sostenibilità tanto più davanti a un impegno molto disomogeneo, a livello mondiale, da parte di Stati strategici e rilevanti in termini economici ed emissivi.
Ciò che, negli ultimi anni, si è fatto più forte, è la consapevolezza che una tale strategia, dettata da esigenze ambientali che non possono e non devono essere trascurate, si sviluppi con l’obiettivo di rafforzare e accompagnare nella transizione il sistema imprenditoriale europeo, sostenendone anche i necessari investimenti.
In questo ambito si inseriscono diversi provvedimenti legislativi europei in materia di finanza sostenibile: la direttiva 2022/2464/Ue sulla rendicontazione societaria di sostenibilità (Csrd), la direttiva 2024/1760/Ue (Corporate sustainability due diligence directive – Cs3d o Csddd), il regolamento 2020/852/Ue sulla Tassonomia, tra i più significativi.
Le performance ambientali, sociali e di governance (Esg) delle organizzazioni rappresentano un tema sempre più centrale. La richiesta da parte del mercato di informazioni sulle organizzazioni secondo parametri non solo finanziari si è progressivamente intensificata negli ultimi anni grazie anche alla spinta legislativa da parte dell’Unione europea, ma anche in funzione di spinte spontanee da parte del mercato. Nell’ambito di questo quadro sia legislativo che economico, diventa sempre più centrale per le imprese l’impegno di integrare nel proprio business i criteri Esg.
Come è noto, il quadro normativo in vigore impone solo a certe categorie di imprese di divulgare informazioni sul modo in cui operano e gestiscono le sfide sociali e ambientali, con l’obiettivo di fornire a investitori, consumatori, autorità pubbliche e altre parti interessate uno strumento per valutare le prestazioni non finanziarie e incoraggiare queste società a sviluppare un approccio responsabile.
Benché le micro e piccole e medie imprese siano esonerate dagli obblighi legislativi in materia di reporting di sostenibilità, sono sempre più soggette a richieste di informazioni sulle loro performance di sostenibilità, non solo dai consumatori, ma principalmente da banche e clienti non consumatori. Sotto quest’ultimo profilo principalmente le Mpmi che operano in filiere complesse di subfornitura vengono sollecitate a fornire informazioni sulle performance Esg.
In questo contesto, è necessario soprattutto per le Mpmi ricevere richieste commisurate alle loro caratteristiche e avere a disposizione strumenti alternativi alla portata delle loro peculiarità organizzative e dimensionali, nonché disporre di supporto di tipo tecnico e finanziario per la raccolta e la diffusione delle informazioni.
La sostenibilità è una sfida complessa per le imprese, e oggi sono più che mai necessari adeguati strumenti e supporto nel gestire la transizione. Sotto questo profilo all’interno del sistema Cna abbiamo la possibilità di dare risposta a queste esigenze sviluppando in maniera coordinata nuovi strumenti in alcuni ambiti particolarmente strategici.
Da qui la condivisione all’interno del sistema Cna di un progetto di sviluppo di attività specifiche di supporto in ambito Esg per le micro e piccole e medie imprese associate. Un progetto complesso, articolato in diverse azioni prioritarie, che ha visto in primis la realizzazione di un progetto di formazione destinato alla rete di strutture territoriali Cna con l’obiettivo di accrescere le competenze interne in ambito Esg e favorire lo sviluppo di una rete di esperti Cna dedicati all’implementazione di servizi di consulenza e di supporto alle imprese associate connessi alle “tre gambe” E – S – G.
Con il primo evento di formazione svoltosi nel mese di gennaio, si è entrati nel merito degli aspetti di dettaglio e anche di contenuto tecnico-operativo, necessari per dotare la nostra rete interna di conoscenze e strumenti pratici per svolgere la loro azione di supporto alle imprese.
Partendo dall’analisi del quadro legislativo in materia, è stato possibile approfondire, grazie al supporto di esperti esterni, i principali fattori di rilievo in ambito E – Ambiente, S – Sociale, G – Governance in riferimento alle azioni di interesse per le Pmi, le caratteristiche e i principali elementi di misurazione delle performance Esg e le principali piattaforme informative e di autovalutazione disponibili sul mercato.
Senza trascurare le implicazioni Esg nei rapporti con le Banche e con la Pubblica amministrazione, ormai strategici ai fini dell’accesso al credito delle micro e piccole imprese.
Si va delineando un quadro in materia di sostenibilità sempre più ambizioso, il cui presidio sarà strategico all’interno del nostro sistema, per poter svolgere un’azione di supporto e accompagnamento verso le nostre imprese che dovranno gestire questi cambiamenti.
Si tratta infatti di cambiamenti che avranno un impatto radicale in filiere tipiche dell’artigianato e della piccola impresa, sui quali Cna intende essere non solo un interlocutore strategico nel presidio normativo ma un punto di riferimento per guidare e orientare le imprese nel gestire in maniera positiva questi cambiamenti (nuove opportunità di sviluppo, e non barriere).
Nel frattempo, come è noto, la Commissione europea ha presentato all’inizio di quest’anno il pacchetto Omnibus I, che propone modifiche ai tre pilastri del quadro normativo europeo per la finanza sostenibile. La Cna condivide la necessità di una semplificazione del quadro normativo orientato a supportare la transizione dell’economia (italiana ed europea) verso un modello in grado di rispondere alle sfide ambientali e sociali, ma in questo ambito è fondamentale che le istituzioni europee e nazionali mettano a disposizione strumenti, risorse e politiche di costruzione delle competenze volte a semplificare e rendere proporzionati gli obblighi di rendicontazione, garantendo un equilibrio tra trasparenza, sostenibilità ambientale ed economica delle imprese di tutte le dimensioni.
È corretto proseguire su questa strada, ma “fissare troppo in alto l’asticella” rischia di favorire la percezione di un percorso “lontano” dalla nostra portata e di non favorire l’acquisizione di consapevolezza sull’impegno che ogni singolo soggetto coinvolto potrà apportare per “fare la propria parte”.
LA CONFEDERAZIONE
Fondata nel 1946 la Cna, Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa, è una delle più grandi associazioni di rappresentanza distribuita su tutto il territorio nazionale e associa 620.000 imprenditori che forniscono lavoro a 1,2 milioni di persone.
La Cna rappresenta e tutela gli interessi delle micro, piccole e medie imprese, operanti nei settori della manifattura, delle costruzioni, dei servizi, del trasporto, del commercio e del turismo e delle relative forme associate, con particolare riferimento all’artigianato e al lavoro autonomo.
La Cna è impegnata nel sostegno ai propri associati nell’affrontare le sfide della transizione ecologica, ed in particolare, nella gestione dei principali adempimenti in campo ambientale con un’offerta di servizi ampia e diffusa.