La sostenibilità del calcestruzzo entra nella progettazione

 

 

 

Il 24 luglio 2025 segna una data importante per il settore delle costruzioni: dopo oltre un anno di confronto, Uni ha pubblicato la Prassi di riferimento 176 insieme alla revisione della Uni 11104, introducendo uno strumento innovativo che porta la sostenibilità del calcestruzzo tra i criteri di progetto.

Non è più solo la miscela a dover essere “green”: a dover essere sostenibile è l’opera nella sua interezza, se progettata e realizzata lungo logiche che considerano l’intero ciclo di vita.

Promossa e coordinata da Atecap, la nuova Uni/Pdr 176:2025 colma un vuoto normativo, offrendo a progettisti, imprese e stazioni appaltanti criteri tecnici chiari, verificabili e condivisi.

Si tratta di un passo avanti che consente di superare l’idea che la sostenibilità si riduca all’impiego di materiali riciclati o alla riduzione del clinker, ovvero il prodotto intermedio della produzione di cemento che si ottiene cuocendo a circa 1450 °C una miscela di calcare e argilla e che una volta raffreddato e macinato insieme al gesso diventa cemento.

La vera innovazione consiste nello spostare il baricentro: non si guarda più soltanto al calcestruzzo come prodotto, ma all’opera come sistema.

Un’opera può dirsi sostenibile se è progettata per durare, resistere al degrado, richiedere meno manutenzione e consumare meno risorse. In questa logica, la scelta del materiale diventa un tassello di un disegno più ampio, orientato a garantire qualità e responsabilità lungo tutto il ciclo di vita.

Due metodi per misurare la sostenibilità e per orientare le scelte

Il cuore della PdR 176:2025 è l’introduzione di due metodi di valutazione basati su dati Epd (Environmental product declaration): il metodo delle classi di efficienza e il metodo del reference.

Il metodo delle classi di efficienza mette in relazione il limite massimo della classe di Global warming potential (Gwp) espressa in kg di CO2 per m3 e la resistenza caratteristica cubica.

Se ne ricava una tabella, neutra dal punto di vista tecnologico, in cui l’efficienza Gwp aumenta al diminuire del valore del rapporto kilogrammi CO2 m3/Mpa e da cui si desumono delle classi di efficienza che accompagneranno la prescrizione di capitolato.

Il metodo del reference parte dalla definizione di valori di riferimento di Gwp per classi di resistenza, considerando il contenuto di CO2 dalla produzione alla consegna, senza valutare l’intero ciclo di vita dell’opera, inclusi aspetti come durabilità, manutenzione e fine vita.

Vengono individuate delle classi di riduzione di Gwp che potranno accompagnare, o meglio, completare la prescrizione di capitolato.

Un sistema di classificazione simile, e sostanzialmente compatibile, è stato presentato proprio lo scorso 24 aprile da Gcca, la Global cement and concrete association, e si chiama Lcr, Low carbon ratings, ed è ispirato a sistemi noti come le etichette energetiche.

Entrambi i metodi non si limitano a misurare l’impronta ambientale del prodotto, ma la rapportano alle sue prestazioni, restituendo al progettista criteri oggettivi e coerenti con le esigenze dell’opera.

Una sfida culturale per la filiera

La Pdr rappresenta una sfida culturale ancor prima che tecnica: molte imprese sono già in grado di offrire calcestruzzi con caratteristiche ambientali avanzate, ma è necessario un mercato capace di riconoscerne e valorizzarne il potenziale.

La disponibilità di un linguaggio tecnico condiviso e di criteri verificabili costituisce un passo decisivo per favorire scelte consapevoli e premianti.

L’impatto atteso non riguarda solo la progettazione, l’intera filiera è chiamata a innovare: dalla produzione alla prescrizione, fino alla realizzazione in cantiere.

Le imprese che sapranno adottare questi criteri potranno offrire soluzioni più competitive e coerenti con le nuove regole europee in materia di decarbonizzazione e rendicontazione di sostenibilità.

Il documento si inserisce, infatti, in perfetta coerenza con le politiche europee, traducendo obiettivi climatici e normativi in criteri applicabili sin dalla fase di progetto; in questo modo si rafforza il legame tra la visione politica e la pratica quotidiana del cantiere.

Prestazioni, sostenibilità, competenze

Il calcestruzzo, materiale imprescindibile per ogni infrastruttura, si conferma protagonista anche della transizione ecologica, e la sua evoluzione oggi si fonda su tre parole chiave: prestazioni, sostenibilità, competenze.

Non si tratta solo di produrre meglio, ma di progettare e costruire meglio, puntando su opere più durevoli, efficienti e responsabili: è sostenibile un calcestruzzo che consuma meno risorse, ma anche uno che dura di più, che richiede meno manutenzione e che consente di costruire in modo più consapevole.

Con la Uni/Pdr 176:2025 il settore dispone finalmente di uno strumento tecnico capace di rendere la sostenibilità un criterio oggettivo di progetto.

Una svolta che segna non solo un progresso normativo, ma soprattutto una nuova prospettiva culturale e industriale per la filiera del calcestruzzo.

L’ASSOCIAZIONE

Atecap è l’Associazione tecnico-economica del calcestruzzo preconfezionato e da oltre trent’anni rappresenta e tutela gli interessi dei produttori italiani del comparto. Riunisce le principali imprese del settore e presta loro assistenza in campo tecnico, economico e normativo. Promuove la diffusione della cultura del costruire in calcestruzzo sensibilizzando committenti e prescrittori. Fa parte di Federbeton, la Federazione di Confindustria delle associazioni della filiera del cemento e del calcestruzzo, ed è componente di Ermco, l’Associazione europea dei produttori di calcestruzzo preconfezionato. Atecap è il momento di sintesi e riflessione dove le opinioni condivise stimolano la crescita e le esigenze dei singoli operatori si trasformano in progetti della categoria e per la categoria.