Le norme sui rifiuti e il caso della Rivista RIFIUTI: un sistema immunitario che lancia i segnali e stimola gli opportuni anticorpi
Tra mille e una istanze, il “Codice ambientale” e la sua Parte quarta sui rifiuti si avvicinano alla soglia dei 20 anni. E, più che maggiorenni, si presentano come un corpo vivo che cresce, si sviluppa e si adatta al mondo che cambia. È vero che la realtà è dinamica mentre il diritto è statico; tuttavia, anche una legge si trasforma, si evolve e si alimenta delle nuove conoscenze e prova a rispondere alle nuove necessità. Le norme sulla gestione dei rifiuti, negli ultimi decenni hanno vissuto una trasformazione profonda, passando da un approccio emergenziale e lineare a un sistema più maturo, circolare e integrato. Al pari delle altre, anche la legge sui rifiuti si adatta, assorbe nuovi contenuti, come fa un corpo con i nutrienti essenziali: recepisce i concetti di design circolare, di responsabilità estesa del produttore, carbon footprint dei rifiuti. Un continuo divenire. Non più solo regole, ma anticorpi contro una cultura dello spreco.
Un organismo normativo dinamico, che cresce con la società, la tecnologia e la consapevolezza ambientale. End of waste e sottoprodotti sono parte integrante del lessico normativo e industriale. Questi anni e i molti prima di questi sono sempre stati accompagnati dalla voce collaborativa ma rigorosa della Rivista RIFIUTI, anch’essa una struttura vivente, in continuo dialogo con il suo tempo. Un prodotto editoriale che cresce, si adatta e si alimenta della realtà che la circonda e che, proprio per questo, come le norme di riferimento, riesce – tra imperfezioni e progressi – a rispondere sempre meglio alla sfida di rendere la gestione dei rifiuti non solo sostenibile, ma anche generativa di valore e futuro per la tutela dell’ambiente e la crescita dell’economia.
La Rivista RIFIUTI, dalla sua nascita (coeva a quella delle leggi specifiche) rappresenta il materiale “fondante” e “fondente” che contiene le istruzioni per lo sviluppo della cultura di settore e la corretta comprensione del corpus normativo di riferimento. Quasi un Dna che ha onorato una promessa iniziale: far comprendere a una società smarrita cosa fare dei suoi resti, accompagnando la fatica di cambiare. Una malattia sempre latente, rispetto alla quale la Rivista RIFIUTI ha creato un sistema immunitario che lancia i segnali di attenzione e stimola gli anticorpi opportuni.
Ogni legge è uno specchio. Certamente, riflette le regole di una società, ma anche le sue paure, le sue speranze e le sue ferite. Ci racconta dove siamo stati, cosa abbiamo capito di noi stessi e cosa ancora facciamo fatica ad accettare. Le norme sui rifiuti, in particolare, hanno una connotazione molto intima, perché parlano del nostro modo di stare al mondo, di consumare, di lasciare tracce e di come proviamo a rimediare.
Nate come i bambini che nessuno guarda, a tentoni, inciampando, sognando redenzioni, le norme sui rifiuti rispondono a un meccanismo di difesa, tentando di arginare l’impatto crescente dei nostri scarti. Figlie della paura del caos, dell’inquinamento, del confronto con i nostri comportamenti.
Oggi, però, siamo in un tempo nuovo. Il lessico della legge si nutre di economia circolare e di simbiosi industriale. Concetti che identificano un obiettivo esatto: essere una società che riconosce il valore di ogni cosa, anche di quello che sembra perduto. E in questo lungo viaggio fino ad oggi, le norme sono più complesse non per opacità, ma per consapevolezza, poiché più vicine alla trama complessa delle nostre vite.
In tutto questo, la Rivista RIFIUTI continua a creare la memoria attiva di un sistema nervoso ambientale. Dove ogni nuova norma è un impulso, ogni articolo una sinapsi.
Come ogni corpo in crescita, anche quello normativo sui rifiuti conosce momenti di crisi e di fatica. Difficoltà applicative, resistenze locali e disuguaglianze territoriali nella gestione e nei controlli si accompagnano a esperienze, casi studio, errori e successi, buone pratiche locali e innovazioni industriali, sintomi di un sistema che cresce con la società nella quale si radica. Per questo, la necessità di cura, manutenzione e ascolto è assoluta.
Ed è qui che si radica l’originale e unica mediazione culturale creata e condotta da decenni dalla Rivista RIFIUTI, fra le norme create da un mondo che non sa più dove mettere le sue colpe e l’imprenditoria sana che prova a farcela; un’operazione grazie alla quale le norme non sono solo un insieme di articoli, ma una coscienza diffusa e che invita a vedere meglio, gestendola con sicurezza, la possibilità che il rifiuto sia un nuovo inizio.
A ben guardare, però, non esistono leggi “sui rifiuti”. Esistono leggi che parlano di noi e del modo in cui decidiamo di prenderci cura del mondo. Perché la gestione dei rifiuti riguarda la nostra relazione con il limite, con ciò che lasciamo indietro e le conseguenze delle nostre azioni.