Verso il 2050: come il settore edile può guidare la rivoluzione verde

La lotta contro il cambiamento climatico e la riduzione delle emissioni di gas serra sono ormai una priorità globale. Il raggiungimento di un sistema economico e sociale che permetta di ridurre a zero le emissioni è uno degli obiettivi fondamentali delle strategie e delle politiche di molte Nazioni e organizzazioni internazionali. In questo contesto, l’Europa riveste un ruolo chiave non solo come guida verso il raggiungimento di questo traguardo, ma anche come promotore di campagne di informazione e sensibilizzazione sui temi, volte a modificare la cultura del consumo e della produzione in tutte le società, come fortemente sottolineato anche nel recente rapporto Draghi.

Le disposizioni europee in materia di decarbonizzazione puntano a ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 (pacchetto “Fitfor55”) per arrivare, tra circa 26 anni, a rendere l’Ue climaticamente neutra. In questo contesto, la legislazione attuale risulta impattare in particolar modo sul settore delle costruzioni, principale protagonista del processo di cambiamento industriale in chiave sostenibile.

Se da un lato i benefici, non solo ambientali, legati a strategie di sostenibilità sono sempre evidenti e chiari, dall’altro lato il percorso verso il raggiungimento dell’obiettivo “zero emissioni” per le imprese risulta ancora difficile da perseguire a causa di normative troppo complesse e disorganizzate. Le aziende sono chiamate a confrontarsi con target troppo generici, che non tengono conto delle peculiarità dei diversi settori industriali. Questa mancanza di specificità crea un senso di disorientamento tale da far percepire i temi della decarbonizzazione e della sostenibilità come troppo distanti dalle realtà imprenditoriali e difficili da raggiungere.

Sebbene nel nostro Paese la carbon footprint, ovvero il parametro che misura la quantità di CO2 emessa dalle aziende, sia in contrazione, siamo ancora molto distanti dai target fissati. Serve un impegno maggiore e più condiviso: solo attivando tutti insieme un percorso di conversione economica e industriale in chiave di sviluppo sostenibile si possono ottenere risultati tangibili e non più rimandabili per la tutela dell’ambiente.

Per questo, e con l’obiettivo di fornire un sostegno concreto alle imprese del comparto edile, l’Ance ha avviato un importante progetto per delineare le “Linee guida per la decarbonizzazione del settore delle costruzioni”: un’analisi approfondita del contesto nazionale, europeo e internazionale, dedicato al settore edile, con un focus sulle principali sorgenti di emissione di anidride carbonica delle aziende del comparto. A questa analisi è seguita l’elaborazione di uno strumento operativo, che consente a tutte le imprese, soprattutto le Mpmi e le Pmi – che caratterizzano in larga parte il tessuto imprenditoriale italiano delle costruzioni – di quantificare, attraverso un percorso guidato, la propria impronta carbonica e valutare in previsione gli step da compiere per raggiungere l’obiettivo zero emissioni entro il 2050.

Lo strumento che abbiamo sviluppato offre alle imprese la possibilità di misurare, in piena autonomia, l’impatto che ciascun’attività ha sulla produzione di CO2, restituendo un fermo immagine specifico per ogni ramo della propria azienda, consentendo loro di adottare scelte consapevoli e di intervenire con soluzioni e strategie mirate, concentrando le proprie risorse laddove la produzione di emissioni è più rilevante, sulla base dei risultati che derivano dal calcolatore.

La forza di questo tool sta nella sua sensibilità rispetto alle caratteristiche delle singole imprese, poiché è in grado di valutare ciascuna attività in base alle specifiche esigenze e distinti obiettivi differenziati a seconda della dimensione, del settore e del contesto produttivo. Il settore edile, a differenza di altri ambiti produttivi, si compone di diverse specializzazioni, si relaziona con un’ampia catena di fornitura ed è interessato da molte iniziative legate ai temi della sostenibilità. Da qui l’esigenza di definire coefficienti legati esclusivamente all’incidenza ecologica di materiali e fasi produttive (energia consumata, trasporto di inerti, approvvigionamento, rapporto con impianti di recupero e smaltimento rifiuti) sulla base dei quali misurare la baseline emissiva attuale, ossia l’impronta carbonica dell’impresa, nonché la proiezione inerziale della sua produzione di emissioni per gli anni successivi, tenendo conto di un orizzonte temporale che arriva fino al 2050, in funzione degli obiettivi europei.

Data la particolare strategicità di questo strumento negli ultimi mesi abbiamo investito le nostre risorse per implementarlo ulteriormente e, grazie anche al supporto dalla fondazione statunitense per il Clima Ecf (European Climate Foundation), siamo riusciti a sviluppare una piattaforma ad esso specificamente dedicata che presenteremo all’evento di Ecomondo di questo anno. Il nostro obiettivo è quello di ampliarne sempre più le capacità prestazionali, andando ad aggiungere agli indicatori già presenti i principali riferimenti Esg attualmente esistenti, sia sul piano nazionale che internazionale, specifici per il nostro settore.

A questo proposito, in collaborazione con un importante Istituto universitario, stiamo lavorando per produrre un modello strategico di valutazione della sostenibilità, che sia di supporto alle nostre imprese e finalizzato a orientare i processi decisionali aziendali nel rispetto dei parametri Esg e del quadro europeo. Il “Modello Ance”, essendo tarato sul nostro settore, sarà in grado di rispecchiarlo fornendo un feedback realistico dell’impegno che le nostre imprese riversano sui temi della sostenibilità.

Lo riteniamo un passaggio essenziale, visto che l’Unione Europea mira a realizzare un sistema economico più consapevole e responsabile del proprio impatto sul pianeta, al punto tale da definire obblighi sempre più stringenti in termini di comunicazione di informazioni di carattere non finanziario. Per cui le imprese oggi non solo devono adottare strategie sostenibili, ma sono anche chiamate a rendicontare la propria sostenibilità; ed è proprio la capacità di raccontare le proprie strategie ad essere diventata il requisito determinante in termini di concorrenzialità nel mercato.

L’ASSOCIAZIONE

L’Associazione Nazionale Costruttori Edili rappresenta da oltre 75 anni l’industria delle costruzioni italiana ed è la principale associazione di rappresentanza del settore in Italia. L’Associazione, che aderisce a Confindustria, copre l’intero territorio nazionale con una rete di associazioni locali suddivise in 89 associazioni territoriali e 20 enti regionali e rappresenta circa 20.000 imprese private di ogni dimensione (grandi, medie e piccole) coinvolte in tutte le tipologie di progetti edilizi: opere pubbliche, edilizia residenziale, commerciale e industriale, tutela ambientale, sviluppo edilizio e opere specializzate. La missione dell’Associazione è costruire il bene collettivo e anche contribuire al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile.