Artigiani e Pmi – buone pratiche di circolarità. Come sfruttare a pieno questo potenziale?
Le imprese artigiane sono capillarmente presenti in tutti i settori produttivi, sia industriali che di servizio, e sono senza dubbio protagoniste del made in Italy riconosciuto e apprezzato sui mercati esteri. Rappresentano inoltre un tassello strategico in ambiti imprescindibili della transizione: la riqualificazione energetica, la messa insicurezza del territorio, l’economia circolare.
La spinta ormai consolidata verso la transizione ecologica vede ormai la quasi totalità delle Pmi, anche quelle micro, consapevoli di doversi attrezzare nella gestione della sostenibilità, per mantenere competitività sui mercati, nonostante politiche, norme e strumenti spesso non giochino a loro favore.
L’importanza dell’economia circolare nelle Pmi 1
In Italia il 65% delle piccole imprese ha ormai attuato almeno una pratica virtuosa connessa all’economia circolare. Si tratta di una quota che supera di oltre due volte quella rilevata in una precedente indagine Cna nel 2021 e che potrebbe aumentare ancora: vi è infatti un 10% di imprese che intende investire in economia circolare nel prossimo futuro.
Secondo le Pmi l’economia circolare richiama un insieme di azioni adottabili contemporaneamente nei processi produttivi. Una parte significativa delle imprese individua il riuso e la riparabilità dei beni (l’87,4%), la riduzione della produzione di rifiuti e la massimizzazione del riciclo (86,7%). Importante anche l’attenzione verso tecnologie in grado di ridurre il consumo di risorse.

Nello specifico, tra gli interventi posti in essere con maggiore frequenza troviamo l’utilizzo di materiali riciclati nel processo produttivo (68,2%), la riduzione degli imballaggi (64%) o la preferenza verso imballaggi con contenuto di materiale riciclato (63,8%), interventi miranti ad aumentare la durabilità/riparabilità del prodotto (53,2%). Altre azioni intraprese, ma con minore frequenza, sono il reimpiego degli scarti aziendali come sottoprodotti (44,4%) e l’autoproduzione di energia rinnovabile (24,4%).
Interessanti anche le motivazioni connesse all’adozione di misure di economia circolare: il 70,4% delle Pmi indica la maggiore sostenibilità ambientale dell’impresa, a seguire (il 61% del totale) vi è la riduzione dei costi di produzione.
Si denota dunque, rispetto al passato, un valore crescente del tema ambientale che diventa, nelle scelte di impresa, strategico al pari di altri fattori tipicamente “aziendali” quale quello dei costi.

Fattori di ostacolo e proposte
Nonostante queste evidenze estremamente positive, il potenziale contributo delle Pmi all’economia circolare potrebbe essere meglio sfruttato, rimuovendo una serie di barriere che ancora frenano le imprese in questi percorsi virtuosi.
Gli ostacoli sono quelli ormai ben noti: la burocrazia troppo complessa (67,5%), indicata soprattutto dalle imprese di dimensione più piccola, l’assenza di strutture di supporto in grado di agevolarne la diffusione (67,4%), la mancanza di incentivi e agevolazioni (66,5%).
Se da un lato dunque vi sono indicatori interessanti circa la “vivacità” crescente che le piccole imprese stanno dimostrando verso l’opportunità di adottare modelli di economia circolare, dall’altro vi sono evidenti opportunità che potrebbero scaturire se si implementassero strategie e politiche volte a incoraggiare un pieno coinvolgimento delle Pmi negli obiettivi di economia circolare.
Il sistema produttivo italiano, caratterizzato da una antica e radicata vocazione all’uso efficiente delle risorse e da esperienze quali i distretti produttivi o i consorzi artigiani, rappresenta un terreno fertile in cui sviluppare queste potenzialità. Le Pmi sono legate a doppio filo con la filiera in cui operano e sono fortemente connesse alle catene di fornitura: un processo di transizione che veda protagonisti tutti gli attori può essere una leva fondamentale per sviluppare modelli virtuosi.
La svolta per un’economia più circolare passa necessariamente da un cambiamento che veda le piccole imprese come protagoniste della transizione, creando le condizioni per accelerare questo cambiamento con policy e misure che valorizzino la forza propulsiva delle Pmi per la transizione ad un’economia circolare.
Di seguito alcune proposte:
• Garantire semplicità e piena accessibilità di utilizzo di tutti gli strumenti di politica industriale a sostegno degli investimenti per la transizione ecologica, per favorire un’ampia partecipazione delle Pmi.
• Usare la leva fiscale per agevolare l’utilizzo delle materie prime seconde, i consumi circolari, le attività di manutenzione e riparazione.
• Favorire forme di simbiosi industriale, con un pieno coinvolgimento delle piccole imprese, anche attraverso piattaforme o altri strumenti per lo scambio tra domanda e offerta di sottoprodotti e materie prime seconde.
• Riordinare il quadro normativo secondo criteri di semplificazione ed efficacia sostanziale, intervenendo in particolare su alcune incoerenze o complessità normative che rendono di difficile accesso alcuni principi o strumenti di economia circolare già presenti nella legislazione ambientale. In particolare, in riferimento al sottoprodotto, prevedere schede standard e percorsi semplificati per alcune filiere (ad esempio tessile, legno ecc.).
Note
Fonte: L’economia circolare nelle imprese artigiane micro e piccole, giugno 2024 – Indagine Cna in collaborazione con Circular Economy Network.
L’ASSOCIAZIONE
La Cna, Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa, è una delle più grandi Associazioni di rappresentanza distribuita su tutto il territorio nazionale e associa 620.000 imprenditori che forniscono lavoro a 1,2 milioni di persone. All’enorme diffusione dell’artigianato e delle piccole imprese, sia nelle grandi città come nei piccoli comuni, corrisponde una presenza capillare di Cna: è presente in tutte le regioni e le province italiane con circa 1.000 uffici e dispone di una propria sede di rappresentanza a Bruxelles.
In campo ambientale sostiene i propri associati nell’affrontare le sfide della transizione ecologica e li supporta nella gestione dei principali adempimenti con un’offerta di servizi ambientali ampia e diffusa.