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Codici speculari: i punti fermi della sentenza europea e il bilanciamento tra precauzione e proporzione

Argomenti trattati: Classificazione

L’attesissima Sentenza della Corte Ue in tema di codici a specchio potrebbe apparire scontata o “pilatesca”, posizionata in un “giusto mezzo” tra differenti letture della norma e quindi risultare neutra o di scarso impatto: non è così.
I principi che afferma, peraltro già reperibili nella norma, sono ora declinati in modo inequivocabile ed hanno consistenti ricadute pratiche nel processo di valutazione della pericolosità/non pericolosità dei rifiuti classificati con codici speculari. Già da ora quindi, si impongono delle modalità diverse dal consueto nel processo di classificazione: più approfondite, meglio documentate, motivate con cura e sempre con riferimento alla situazione specifica. Classificazioni sbrigative, semplicistiche, conservative o meno (tutte prassi molto frequenti), non risultano più ammissibili.
Il produttore dei rifiuti è chiamato a degli obblighi di valutazione precisi (e quindi anche eventuali terzi che gli forniscono il necessario supporto tecnico) ed il principio di precauzione esplica la sua azione “preventiva” esclusivamente a valle di una valutazione, in situazioni ben circostanziate in cui non si riesce ad escludere pericoli potenziali realistici. Per questi motivi, ancora più di quanto già non facciano, le Associazioni di categoria, dovrebbero supportare gli associati nella classificazione di rifiuti “tipici” di settore.