Rifiuti n. 205
aprile 2013
Quesiti

La Rubrica si propone come strumento in grado di offrire un supporto operativo alla soluzione dei numerosi problemi interpretativi ed applicativi che sorgono nella produzione, nella gestione e nel controllo dei rifiuti. Ciò al fine di operare una collaborazione culturale e conoscitiva con il Pubblico direttamente coinvolto con le tematiche specifiche.

758 Albo, l’iscrizione in categoria 8 obbliga le società consorziate

Con Circolare 841 del 6 luglio 2011, l’Albo nazionale gestori ambientali ha chiarito che l’affidamento tramite contratto di subappalto a terzi delle sole attività di raccolta e trasporto da parte di impresa iscritta nelle categorie dalla 1 alla 5 non costituisce attività di intermediazione.
Si chiede se lo stesso valga nel caso di consorzio aggiudicatario di appalto pubblico, in possesso della sola iscrizione in categoria 8, che affidi interamente i servizi alle proprie società consorziate, regolarmente iscritte nelle categorie dalla 1 alla 5.

a cura di Paola Ficco

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759 Caratterizzazione, non va confusa con la classificazione

Diversi organi di controllo che operano sul territorio, quando rinvengono rifiuti di vario genere abbandonati (da ignoti) nelle strade, prima di attivare il loro smaltimento, procedono alla loro caratterizzazione mediante l’ausilio di laboratori di analisi chimiche (con conseguente dispendio di risorse finanziarie). Non si ritiene distorta tale procedura, a fronte del disposto articolo 184, comma 2 lettera b) poiché i rifiuti di qualunque natura e consistenza (pericolosi e non) abbandonati nelle strade sono classificati già in origine (e quindi caratterizzati), sic et simpliciter, come “rifiuti urbani”? I rifiuti abbandonati (pericolosi e non) possono essere recuperati (non operando nessuna cernita di eventuali presenze di rifiuti pericolosi, perché vietata dalla legge) e smaltiti in discariche dedicate (ovvero in discariche per rifiuti non pericolosi)?

a cura di Paola Ficco

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760 Cassonetti e dovere di custodia, il gestore del servizio pubblico non è esente per la responsabilità civile (purché possa vigilare)

Come gestore del servizio di igiene urbana, i Comuni chiedono il posizionamento di cisterne per olio vegetale e per olio minerale sul territorio comunale. Tale posizionamento viene richiesto senza nessun controllo visivo, meccanico o elettronico per una verifica dei conferimenti ad opera di cittadini e ditte. Chiunque potrebbe inserire qualsiasi cosa, vanificando la raccolta differenziata oltre a dare fuoco alle cisterne o rovesciarle creando danni all’ambiente. Il gestore è responsabile del danno ambientale o è responsabile il Comune che ha “ordinato” il posizionamento delle cisterne?
Per le cisterne c’è bisogno di un adeguamento tecnico tipo centri di raccolta come pavimentazione, bacino di sversamento e tettoia per rifiuti pericolosi (olio minerale)?

a cura di Paola Ficco

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761 Recupero, l’impianto può accettare anche dal cittadino, ma solo i rifiuti prodotti dal cittadino che conferisce (bis)

Con riferimento alla possibilità di conferire rifiuti da parte di cittadino privato presso impianto autorizzato in regime ordinario ex articolo 208, Dlgs 152/2006 (quesito n. 739) si chiede come debba essere gestito il conferimento dal punto di vista documentale (necessità di formulario per il trasporto, individuazione produttore, modalità di annotazione su registro impianto). Si chiede inoltre se tale possibilità vale anche per gli impianti in regime di comunicazione ex articolo 216, Dlgs 152/2006.

a cura di Paola Ficco

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762 Recupero agevolato, il test di cessione non va confuso con le analisi

Campionamento e analisi e test di cessione di rifiuti non pericolosi (articoli 8 e 9, Dm 5 febbraio 1998). Il comma 4 dell’articolo 8 recita: “il campionamento e le analisi sono effettuate a cura del titolare dell’impianto ove i rifiuti sono prodotti almeno in occasione del primo conferimento all’impianto di recupero ecc…”. Il produttore è inteso colui che produce il rifiuto (cioè l’imprenditore edile per esempio?) o il titolare dell’impianto di recupero? Quindi il trasporto dovrà essere accompagnato da certificato di analisi?
Il comma 3 dell’articolo 9 recita: “il test di cessione è effettuato almeno ad ogni inizio attività ecc…”. Ciò significa che quando il rifiuto lascia l’impianto di recupero (Sottoprodotto o Mps) non devo avere con me un certificato di analisi (test di cessione) comprovante la “bontà” del prodotto? Cosa si intende per “inizio attività”?

a cura di Paola Ficco

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763 Registro, per il trasporto la sede per la tenuta non è specificata

Società che si occupa di trasporto rifiuti. Se un trasportatore ha più sedi operative, sparse su tutto il territorio nazionale, costui deve tenere un unico registro di carico scarico rifiuti presso la sede legale dell’azienda, oppure un registro per ogni sede operativa attiva?

a cura di Paola Ficco

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764 Rifiuti liquidi, per accedere al depuratore solo le acque reflue devono rispettare i valori in ingresso. Per il resto quello che conta è il limite in uscita

Depuratore comunale che riceve rifiuti liquidi ex articolo 110, comma 3, Dlgs 152/2006 e rispetta i valori limite di cui all’articolo 101 commi 1 e 2 dello stesso decreto.
I rifiuti liquidi in ingresso all’impianto sono quelli con Cer 161002, 200304 e 200306.
Mentre per i Cer 161002, che si identificano con i rifiuti di cui al punto a) del citato comma 3, è chiaramente indicato che debbano rispettare “… i valori limite stabiliti per lo scarico in fognatura”, per i Cer 200304 e 200306 i dettami di cui ai punti b) e c) dell’articolo 110, comma 3, non indicano alcun riferimento normativo per eventuali valori limite da rispettare.
Quali controlli vanno dunque eseguiti su tali tipologie di rifiuti liquidi per l’accettazione al depuratore comunale di acque reflue urbane?

a cura di Paola Ficco

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765 Sottoprodotto, il “ciclo produttivo” non indica solo il “ciclo industriale”

In ordine alla definizione di “sottoprodotto” di cui al Dlgs 152/2006 si chiedono chiarimenti in ordine ai seguenti due aspetti:
1) alla luce del fatto che un “sottoprodotto” deve essere “originato da un processo di produzione”, è lecito concludere che anche uno scarto della distribuzione dei beni al consumo (ad esempio supermercato) possa essere considerato sottoprodotto? A tale conclusione arrivo interpretando il termine “produzione” come “attività produttiva” in senso lato (tale è la distribuzione dei beni al consumo) piuttosto che come attività di creazione in senso stretto di un bene (d’altra parte, anche alla fonte il bene è prodotto per essere commercializzato).
2) Nell’ambito specifico del recupero degli scarti alimentari per la produzione di biogas tramite digestione anaerobica, in alcuni casi (ad esempio scarti di macellazione), le autorità preposte alla tutela dell’ambiente e della salute (Arpa, Asl) possono richiedere, come requisito di processo, uno stadio di risanamento termico (pastorizzazione, sterilizzazione) del materiale prima dell’avvio a digestione anaerobica: può tale stadio di processo considerarsi “normale pratica industriale” e quindi il materiale rientrare nella definizione di sottoprodotto (fatti salvi gli altri requisiti previsti dalla definizione stessa)?

a cura di Paola Ficco

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766 Terre e rocce, il riutilizzo in “situ” è fuori dal Dm 161/2012 a certe condizioni

Il Ministero dell’ambiente ha recentemente fornito “chiarimenti” circa il Dm 161/2012 e la sua applicabilità nel riutilizzo del materiale escavato nello stesso sito di produzione. Ha chiarito che ex articolo 185, Dlgs 152/2006 il materiale riutilizzato nel sito esula dalla disciplina ex Dm 161/2012.
Il dubbio è: serve in ogni caso un “Piano scavi” nel momento in cui nella predisposizione di un progetto si preveda produzione di materiale da scavo anche se poi riutilizzo il materiale di risulta in sito? con autocertificazione simile a un piano di utilizzo e soprattutto serve ancorché ex articolo 185, Dlgs 152/2006 un’analisi del terreno (almeno relazione storica redatta da geologo con possibilità negli anni passati di interventi che avrebbero potuto “inquinare” il sito)?

a cura di Paola Ficco

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767 Transfrontalieri, l’intermediario per la sola fase del trasporto non esiste

In merito alla possibilità di intermediare un trasporto transfrontaliero di rifiuti pericolosi senza essere l’intermediario notificatore (articolo 2, punto 15, comma 5, regolamento Ce n. 1013/2006), si chiede la possibilità effettiva che questa figura (iscritta alla categoria 8 dell’Albo nazionale gestori ambientali) possa esistere nonché, in caso affermativo:
– necessità di indicare tale figura nei documenti di notifica?
– necessità di riportare gli estremi sul documento di movimento (allegato 1B), in quale campo?
– modalità di registrazione del documento di movimento (allegato 1B) sul registro dell’intermediario (modello B)?

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768 Mud, il trasportatore di rifiuti prodotti da terzi deve dichiarare tutte le quantità trasportate

Alla voce “Rifiuto trasportato dal dichiarante”, devono essere conteggiati anche i rifiuti trasportati in ingresso al proprio impianto (ad esempio gestore dell’impianto che si reca dai produttori a raccogliere i rifiuti che trasporta al proprio impianto) oppure solo i rifiuti trasportati c/terzi e quelli in uscita dall’impianto?

a cura di Rosanna Laraia

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769 Mud, la dichiarazione è riferita all’Unità locale e non alle operazioni che vi si svolgono

Come si documentano le attività di trasporto funzionali all’impianto (trasportatore iscritto all’Albo che effettua il trasporto di rifiuti verso il proprio impianto e in uscita), sia nella comunicazione rifiuti speciali ma anche nella comunicazione veicoli e Raee?
Esempio 1: un impianto (l’indirizzo coincide con quello della sede segale) ha ricevuto da un produttore terzo kg 1.000 di Cer 010102 destinandoli a D15. Poi ne ha conferito kg 400 con proprio automezzo, a un destinatario terzo. L’azienda ha effettuato anche un viaggio di solo trasporto c/terzi, stesso Cer, per Kg 2.000.
Cosa deve indicare sulla scheda RIF del Cer 010102 alla voce “Quantità trasportata dal dichiarante”?
Esempio 2: Un soggetto che effettua, nella medesima unità locale, sia attività di trasporto (iscritto all’Albo cat. 4 e 5), sia attività di recupero, può presentare due Mud distinti? In caso affermativo, poiché dichiara tutta l’attività di trasporto in un Mud a parte, nel Mud relativo all’impianto, nella scheda Rif, dovrà dichiarare “zero” nella casella “rifiuto trasportato dal dichiarante”?

a cura di Rosanna Laraia

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770 Mud, per il produttore non va considerata la giacenza 2011

La voce “Rifiuto in giacenza presso il produttore” riguarda solo i produttori iniziali per i rifiuti detenuti in deposito temporaneo? Devono essere conteggiate anche le giacenze dell’anno precedente?

a cura di Rosanna Laraia

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771 Mud, nella giacenza al 31 dicembre entrano i rifiuti prodottie e quelli ricevuti

Giacenza al 31 dicembre: vanno riportati i rifiuti stoccati nell’impianto con modalità R13 e D15 al 31 dicembre, sia ricevuti da terzi, sia prodotti in proprio? In altri termini: è la fotografia dell’impianto al 31 dicembre? È possibile definire meglio la quantità in giacenza da riportare nei moduli gestione delle varie comunicazioni (Rif, Veic, Raee)?

a cura di Rosanna Laraia

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772 Mud, la “Quantità complessiva avviata a recupero” comprende i rifiuti recuperati effettivamente

La voce “Quantità complessiva avviata a recupero” deve comprendere sia i rifiuti in giacenza in R13 oltre le quantità di rifiuti sottoposti alle operazioni R3, R4, eccetera? Per esempio: un impianto di recupero ritira i rifiuti in R13; alcune partite sono sottoposte a successive operazioni di recupero nell’impianto (R4), altre sono avviate ad altri impianti. A fine anno alcune partite sono ancora detenute in modalità R13: come sono conteggiate ai fini della compilazione della voce sopraccitata?

a cura di Rosanna Laraia

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773 Mud, R13 comprende anche i rifiuti poi sottoposti ad altre operazioni di recupero

Alla voce R13 sono riportati solo i rifiuti che sono stati sottoposti esclusivamente a tale operazione oppure anche i rifiuti che sono entrati nell’impianto con tale modalità e successivamente sono stati sottoposti ad altra operazione di recupero nel medesimo impianto?

a cura di Rosanna Laraia

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774 Mud, “Quantità di rottame” indica la somma dei rottami rifiuti prodotti nell’Unità locale

Cosa si intende per “Quantità di rottame”, voce inserita ai piedi del riquadro “Rifiuto prodotto nell’unità locale”?

a cura di Rosanna Laraia

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775 Rottami metallici, se e quando applicare Reach e Clp

Eventuale applicazione regolamento (Ce) 1907/206 Reach e 1272/2008 Clp ai rottami ferrosi recuperati (end of waste). A un’azienda autorizzata all’esercizio del recupero di rottami metallici (R4), certificata ai sensi del regolamento (Ce) 333/2011 che effettua esclusivamente operazioni meccaniche (selezione, presso-cesoiatura), è stata richiesta l’eventuale assoggettabilità a quanto previsto dai suddetti regolamenti (Reach e Clp). Il funzionario dell’Asl competente afferma che l’attività di recupero che trasforma il rifiuto in end of waste è da considerarsi un processo di fabbricazione che produce una o più sostanze che (in quanto tali o contenute in una miscela o in un articolo) hanno cessato di essere rifiuti dopo essere state sottoposte ad una o più fasi di recupero (si veda il punto 2.2.1 Guida ECHA ai rifiuti e alle sostanze recuperate – versione 2 – maggio 2010). Pertanto, secondo la Asl, il rottame in uscita dall’impianto dovrà essere assoggettato alla registrazione. Una simile interpretazione richiederebbe la necessaria caratterizzazione del materiale rappresentato da una variegata tipologia di articoli (basti pensare a cosa può essere presente in un cumulo di rottami). Si ritiene impossibile applicare i suddetti regolamenti all’attività descritta. Anche le associazioni di categoria non sembra che abbiano idee chiare in merito.

a cura di Roberto Montali

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776 Miscelazione, no se serve ad adeguare l’eluato

A seguito di numerose conferenze e discussioni anche a livello regionale con enti di controllo e enti autorizzativi, sono a porre i seguenti quesiti. È possibile miscelare un rifiuto non pericoloso conferibile in discarica per non pericolosi con un rifiuto non pericoloso conferibile in discarica per pericolosi se questi hanno caratteristiche chimiche compatibili tali che la loro miscelazione non generi pericolo?
L’eluato ottenuto dalla miscelazione dei rifiuti sopra descritti può in alcuni casi ridursi a seguito di interazione tra i dei due rifiuti, in altri semplicemente per diluizione. Tale operazione è vietata normativamente?
Il divieto di diluizione viene espressamente vietato per ridurre le concentrazioni (tipo da pericoloso a non pericoloso). Quanto è applicabile tale concetto anche agli eluati di rifiuti?

a cura di Roberto Montali

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777 Rifiuti pericolosi e H14, l’Amministrazione centrale deve intervenire sulle derive localiste

Valutazione utilizzo del fattore 1 per la determinazione della classe di pericolo H14: l’Arpa Veneto ne giustifica l’utilizzo mentre altri Enti di controllo affermano che il valore dipende dalla tipologia di marker prescelti per la valutazione. È corretto?

a cura di Claudio Rispoli

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778 Subappalto, l’appaltatore è intermediario senza detenzione

Una società ha vinto una gara in un Comune e ha deciso (concordandolo con il Comune) di subappaltare parte dei servizi (gestione della piattaforma) ad un’altra società. La società in subappalto vuole inserire l’appaltatore come intermediario, è corretto?

a cura di Gabriele Taddia

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