Editoriale
Ferragosto e sorprese: il 13 agosto il Dl sulla manovra economica (138/2011) ha abrogato il Sistri. Il 16 agosto è entrato in vigore il Dlgs 121/2011 che (in attuazione della direttiva 2008/99/Ce) ha attratto importanti reati ambientali nell’orbita della responsabilità amministrativa da reato, presupposto di cui al Dlgs 231/2001. Non è poco. Però, mentre l’estensione all’ambiente del “sistema 231” era attesa da tempo, l’abrogazione del Sistri è stata una specie di shock. Per tutti. Incredibile ma vero. Regalo, sorpresa, beffa: molteplici gli epiteti variamenti affibbiati alla norma di soppressione. Come spesso accade, lo stesso fenomeno non ha lo stesso significato per tutti. Ci sono tanti modi di guardare alla realtà, tanti “punti di vista”. Mentre si scrive non si ha ancora contezza di come finirà la vicenda Sistri, poiché l’iter per la conversione in legge del Dl 138/2011 è appena iniziato. Questa vicenda può essere una buona occasione per rimeditare un sistema che dalla sua ha la facilità di acquisizione del dato da parte delle autorità di controllo (anche a garanzia della lealtà della concorrenza). A suo sfavore però milita un fatto, inoppugnabile: non è vero che il Sistri avrebbe sbaragliato (sbaraglierà) l’ecomafia. Al massimo avrebbe potuto (potrà) ridimensionare l’ecofurbizia. Al pari dei sistemi fiscali, l’evasore totale non è certo spaventato dagli studi di settore (variamente denominati); mentre l’esercizio che non fa la ricevuta fiscale si preoccupa (ma solo) un po’.
L’unico strumento contro l’illegalità è il controllo capillare, costante ed uniforme su strada e in impianto; del resto, quando la direttiva Ue sui rifiuti (2008/98) obbliga alla tracciabilità, chiede efficacia ma non impone uno strumento.
Con riguardo ai reati ambientali e al loro confluire nell’ambito del 231, si osserva che per le imprese di settore si apre un nuovo fronte: la responsabilità amministrativa da reato ambientale. E che proprio su questo fronte, le imprese devono ringraziare il Sistri. Infatti, nella logica del Dlgs 231/2001, il reato è evento riconducibile ad un “deficit organizzativo” dell’impresa e che per la possibile esclusione della responsabilità amministrativa, questa deve dotarsi di modelli organizzativi, di gestione e di controllo dinamici per invocare la propria diligenza ed escludere (o limitare) la propria responsabilità da reato ambientale. E il Sistri ha sollecitato molti produttori e gestori a rivedere il proprio sistema di gestione rifiuti.
Molti hanno cominciato da zero; moltissimi si sono affinati, elaborando procedure chiare (prima fra tutte la caratterizzazione), individuando referenti e/o responsabili adeguatamente formati, sganciandosi dai fornitori di servizi non sempre trasparenti. Questo perché un sistema di gestione dei rifiuti efficiente è indispensabile a prescindere dal Sistri e anche continuando ad usare registri e formulari.
Quindi, fermo restando che il Sistri così come concepito non poteva (potrà) funzionare, un merito ce l’ha: ha costretto tutti ad organizzarsi o riorganizzarsi. Ma (inconsapevolmente) in vista di altro: l’esenzione dalla responsabilità amministrativa da reato ambientale che da oggi si misura in “quote”, cioè decine (quando non centinaia) di migliaia di euro.