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INTERVENTI - Classificazione rifiuti: l’evoluzione (finora) mancata

La Sentenza della Corte Ue del 28 marzo di quest’anno ha segnato un punto di svolta importante nell’approccio alla classificazione dei rifiuti, eppure non sembra che sia stata colta l’importanza dei principi da questa affermati. Il “sistema” è ancora assurdamente impantanato sulla presunzione di pericolosità e sulle classificazioni cautelative, nella maggior parte dei casi, immotivate.

(31/10/2019) di Claudio Rispoli

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COMMENTI - Codici speculari: i punti fermi della sentenza europea e il bilanciamento tra precauzione e proporzione

L’attesissima Sentenza della Corte Ue in tema di codici a specchio potrebbe apparire scontata o “pilatesca”, posizionata in un “giusto mezzo” tra differenti letture della norma e quindi risultare neutra o di scarso impatto: non è così.
I principi che afferma, peraltro già reperibili nella norma, sono ora declinati in modo inequivocabile ed hanno consistenti ricadute pratiche nel processo di valutazione della pericolosità/non pericolosità dei rifiuti classificati con codici speculari. Già da ora quindi, si impongono delle modalità diverse dal consueto nel processo di classificazione: più approfondite, meglio documentate, motivate con cura e sempre con riferimento alla situazione specifica. Classificazioni sbrigative, semplicistiche, conservative o meno (tutte prassi molto frequenti), non risultano più ammissibili.
Il produttore dei rifiuti è chiamato a degli obblighi di valutazione precisi (e quindi anche eventuali terzi che gli forniscono il necessario supporto tecnico) ed il principio di precauzione esplica la sua azione “preventiva” esclusivamente a valle di una valutazione, in situazioni ben circostanziate in cui non si riesce ad escludere pericoli potenziali realistici. Per questi motivi, ancora più di quanto già non facciano, le Associazioni di categoria, dovrebbero supportare gli associati nella classificazione di rifiuti “tipici” di settore.

(29/05/2019) di Claudio Rispoli

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INTERVENTI - Rifiuti: rischi e pericoli tra rischio chimico, Seveso III e piani di emergenza

La gestione dei rifiuti comporta degli aspetti di sicurezza, sia nelle fasi ordinarie, sia nelle emergenze; questa banale affermazione in realtà si adatta a tutte le attività umane, non solo ai rifiuti, e va quindi declinata ed affrontata caso per caso, stabilendo delle priorità. Di conseguenza è stata sviluppata una legislazione di base, di carattere generale, insieme a delle disposizioni specifiche per i rischi più significativi (cosiddetti “incidenti rilevanti”). Le recenti disposizioni in tema di emergenze legate ai rifiuti hanno evidenziato l’importanza della problematica ma, al contempo, hanno confuso, appunto, le priorità. Alla confusione già esistente rispetto ai concetti di “rischio” e di “pericolo”, si è aggiunta ulteriore complessità senza intervenire, dove invece sarebbe prioritario, ad esempio sulle difficoltà di applicazione della disciplina “Seveso” ai rifiuti (dove è necessario avere ben chiari i livelli di pericolo con cui ci si confronta).

(05/03/2019) di Claudio Rispoli

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INTERVENTI - L’insostenibile pesantezza della classificazione

Anche se i soggetti destinatari delle norme sulla classificazione dei rifiuti sono molto numerosi, queste hanno raggiunto un livello di complessità notevole, alla portata di pochi esperti, che comunque non possono risolvere le numerose ed importanti difficoltà applicative. Le stesse norme hanno una relazione strettissima con la possibilità di recupero/riutilizzo dei rifiuti, incidendo direttamente nella graduale evoluzione verso un’Economia Circolare. Nell’approfondimento dei singoli aspetti può facilmente sfuggire la visione generale e la dinamica delle influenze reciproche dei diversi fattori. Gli interventi tecnico-normativi già fatti, e quelli da fare (alcuni urgentissimi) non possono prescindere da un approccio “globale”, che consenta lo sviluppo di strumenti idonei a descrivere, e quindi, a gestire la fase attuale di cambio di paradigma.

(29/10/2018) di Claudio Rispoli