La Filippa: la discarica che restituisce valore al territorio
Un modello di impianto sostenibile dove economia circolare, prossimità e coesione sociale si incontrano
Discarica: una parola da riabilitare
Nel linguaggio pubblico dominante, la parola “discarica” evoca ancora scenari di degrado e marginalità, residui di un’epoca in cui l’interramento indifferenziato rappresentava la regola. Oggi, in tempi di transizione ecologica e ambizioni circolari, il dibattito si è spostato altrove: si parla di “zero waste”, spesso travisando l’origine anglosassone dell’espressione (zero sprechi) in una visione utopica di “zero rifiuti”. Un ideale suggestivo, ma pericolosamente fuorviante se non accompagnato da pragmatismo.
Nel contesto dell’economia circolare, il ruolo degli impianti di smaltimento resta fondamentale. Lo dimostra un’esperienza italiana che si distingue non solo per l’eccellenza ambientale, ma per la capacità di generare valore condiviso: La Filippa, discarica per rifiuti speciali non pericolosi attiva dal 2008 a Cairo Montenotte, in provincia di Savona.
Un impianto rigenerativo

Sorta su un’ex area industriale bonificata e riqualificata, La Filippa è frutto di un investimento lungimirante della famiglia Vaccari. L’impianto accoglie materiali di scarto non pericolosi e non valorizzabili provenienti da processi industriali selezionati con rigore, in un contesto operativo in cui sostenibilità significa trasformare ogni possibile impatto in opportunità. Dai criteri di ammissibilità dei rifiuti ai sistemi di impermeabilizzazione e captazione del percolato, ogni scelta è ispirata al principio delle migliori tecnologie disponibili (BAT) e alla minimizzazione degli impatti.
Ma la vera forza del progetto sta nella relazione con il contesto: La Filippa è concepita come un “luogo da vivere”, integrato nel tessuto territoriale. Nessun odore, nessuna barriera visiva: solo verde, silenzio e un’estetica curata che stravolge l’immaginario convenzionale legato allo smaltimento.
Dalla sindrome NIMBY alla simbiosi locale
Il percorso non è stato privo di ostacoli: le fasi iniziali (all’inizio degli anni 2000) sono state segnate da dubbi, opposizioni e un diffuso scetticismo. Ma è proprio in questa fase che si è consolidato un metodo di lavoro basato su trasparenza, ascolto e comunicazione. Incontri pubblici, proposte migliorative e monitoraggi indipendenti hanno permesso di costruire, nel tempo, una fiducia solida e condivisa.
Oggi, La Filippa è parte attiva della comunità. Lo dimostrano in particolare, oltre alle numerose attività autonome dell’azienda, le iniziative avviate in sinergia con le istituzioni locali: dalla convenzione volontaria con il Comune di Cairo, che ha generato oltre 1,8 milioni di euro reinvestiti nella collettività, fino alla co-progettazione di interventi di rigenerazione urbana e sociale.
Spazi pubblici, relazioni autentiche

Tra i progetti più significativi: i Vicini di Casa, una piattaforma digitale per dare voce agli abitanti della zona e costruire un racconto corale e trasparente; Il Prato delle Ferrere, parco pubblico attrezzato e adottato dai cittadini; Il Giardino di Casa, ex parcheggio trasformato in area verde fruibile; Il Solco del Vallone, un canale di regimazione idrica costruito in legno e materiali di recupero che è diventato un progetto di coinvolgimento e coesione sociale.
Si tratta di azioni che superano il concetto di “compensazione ambientale” per diventare vere pratiche di innovazione civica. Il coinvolgimento diretto dei residenti, il sostegno a progetti sportivi, culturali e ambientali e l’apertura dell’impianto al dialogo continuo trasformano una potenziale fonte di conflitto in un presidio di coesione territoriale.
Il rifiuto come risorsa, la discarica come presidio

La Filippa è oggi un esempio concreto – e raro – di come una discarica possa non solo convivere, ma valorizzare il proprio territorio. Dimostra che la sostenibilità, quando non è solo uno slogan, diventa una leva di trasformazione: tecnica, sociale, culturale.
In un Paese dove la sindrome NIMBY paralizza spesso lo sviluppo di impianti necessari alla transizione ecologica, esperienze come questa andrebbero studiate, replicate, raccontate. Non solo per la qualità ambientale dell’intervento, ma per l’approccio sistemico che integra economia circolare, prossimità, governance collaborativa e rigenerazione urbana.
La salita che porta più in alto
Serve ricordarlo con forza: l’economia circolare non è un sistema chiuso in cui nulla si perde e tutto si recupera. È un equilibrio dinamico, in cui anche le frazioni residue – pur ridotte e selezionate – devono trovare una destinazione sicura, moderna e trasparente. La discarica di nuova generazione, quando ben progettata e ben gestita, è parte integrante di questo ecosistema. Come insegna La Filippa, la sostenibilità non teme la parola “discarica”: la riempie di senso nuovo, e la riporta là dove deve stare. Al servizio del territorio.
L’AZIENDA
La Filippa è una discarica di nuova concezione (controllata, certificata ISO 14001 e registrata EMAS) per rifiuti speciali non pericolosi e attentamente selezionati al servizio dell’economia circolare. L’impianto è ubicato a Cairo Montenotte, in Provincia di Savona.
La Filippa di oggi nasce da una famiglia di imprenditori liguri di quarta generazione, che agli inizi degli anni Duemila decidono di “riprogettare” la discarica, un impianto da sempre contestato e mal sopportato, con l’obiettivo di trasformarne gli impatti negativi in positivi per generare valore ambientale, economico e sociale. Come? Contribuendo all’applicazione del modello di sviluppo rappresentato dall’economia circolare, fornendo al sistema una soluzione alla inderogabile necessità di smaltimento delle frazioni di rifiuti non valorizzabili, che residuano dalle attività delle “4 R” (Riduzione – Riutilizzo – Riciclo – Recupero). Nella visione d’impresa i rifiuti non diversamente valorizzabili diventano i mattoni per costruire il futuro.