Gabriele Taddia Avvocato in Ferrara e Milano

Interventi e commenti

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INTERVENTI - Il Dlgs 231/2001 non si applica alle srl unipersonali

Se l’ente giuridico, in relazione al reato presupposto fondante la responsabilità amministrativa della persona giuridica, non è davvero necessario e infungibile trattandosi di contegno pacificamente riferibile a persone fisiche che lo avrebbero potuto realizzare senza alcuno schermo societario, viene a mancare la ratio di fondo della normativa sulla responsabilità delle persone giuridiche. Tale normativa, infatti, immagina contegni penalmente deviati tenuti da persone fisiche nell’interesse di una struttura organizzativa di un certo rilievo di complessità quale centro di imputazione di rapporti giuridici distinto da chi ha materialmente operato.

(01/03/2021) di Gabriele Taddia

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COMMENTI - Il delegante è obbligato a vigilare il delegato

La Corte di Cassazione interviene nuovamente sull’istituto della delega di funzioni in campo ambientale, questa volta soffermandosi – con una decisione non completamente condivisibile – sul requisito relativo all’obbligo di vigilanza sussistente in capo dal soggetto delegante.
Peraltro la sentenza, nelle premesse fa riferimento alla responsabilità dei consiglieri di amministrazione di una Srl, in concorso con il “consigliere delegato in via esclusiva per le materie della sicurezza ambientale e dello smaltimento di rifiuti”, per poi riferirsi per tutto il resto delle motivazioni, ai requisiti della delega di funzioni vera e propria 1, senza aver cura di ricordare che il conferimento della delega ad un consigliere e l’attribuzione di una delega di funzioni sono istituti affini ma diversi trovando la prima (conferimento di delega ad un consigliere) anche una sua regolamentazione normativa all’interno del codice civile 2, mentre l’istituto della delega di funzioni in quanto tale, in campo ambientale è regolata esclusivamente da una pur importante elaborazione giurisprudenziale che, soprattutto negli ultimi anni ha fatto diretto ed esplicito riferimento alla normativa del Dlgs 81/2008 dove l’articolo 16 elenca i requisiti di validità della delega stessa.

(31/08/2020) di Gabriele Taddia

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COMMENTI - Il “sistema 231” non riconosce la tenuità del fatto

La causa di esclusione della punibilità per la particolare tenuità del fatto di cui all’articolo 131-bis cod. pen. non è applicabile alla responsabilità amministrativa degli enti per i fatti commessi nel suo interesse o a suo vantaggio dai propri dirigenti o dai soggetti sottoposti alla loro direzione, in considerazione della differenza esistente tra la responsabilità penale (che, per espressa previsione legislativa può ora essere esclusa nel caso di particolare tenuità del danno e del pericolo provocati dalla condotta, nella concorrenza delle altre condizioni richieste dall’articolo 131-bis cod. pen.), e quella amministrativa dell’ente per il fatto di reato commesso da chi al suo interno si trovi in posizione apicale o sia soggetto alla altrui direzione.

(02/03/2020) di Gabriele Taddia

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INTERVENTI - Responsabilità ex Dlgs 231/2001: ai fini della condanna, l’interesse o vantaggio dell’ente va dimostrato

Per affermare la responsabilità degli enti derivante da reati colposi di evento, i criteri di imputazione oggettiva rappresentati dall’interesse e dal vantaggio, da riferire entrambi alla condotta del soggetto agente e non all’evento, ricorrono, rispettivamente, il primo, quando l’autore del reato abbia violato la normativa cautelare con il consapevole intento di conseguire un risparmio di spesa per l’ente, indipendentemente dal suo effettivo raggiungimento, e, il secondo, qualora l’autore del reato abbia violato sistematicamente le norme antinfortunistiche, ricavandone oggettivamente un qualche vantaggio per l’ente, sotto forma di risparmio di spesa o di massimizzazione della produzione, indipendentemente dalla volontà di ottenere il vantaggio stesso.

(11/02/2020) di Gabriele Taddia

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INTERVENTI - 231, il punto della Cassazione su costituzione in giudizio e nomina del difensore

Il Dlgs 231/2001 prevede delle rigide procedure attraverso le quali l’ente citato in giudizio ha l’onore di costituirsi se intende esercitare pienamente le proprie facoltà difensive. Gli incombenti a carico dell’ente stesso sono molti, a partire dalla valida nomina del difensore di fiducia fino a giungere alla costituzione ex articolo 39. Una serie di adempimenti sui quali, però, la Cassazione stessa sembra non trovare un indirizzo univoco, se non sul punto riguardante la invalidità degli atti processuali compiuti da un ente non correttamente rappresentato.

(31/10/2019) di Gabriele Taddia

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COMMENTI - Delega di funzioni: per le autorizzazioni ne occorre una ad hoc. Un generico atto ambientale non basta

Ai sensi della Parte V del Dlgs 152/2006, la persona giuridica “gestore” dello stabilimento ove si trovino impianti o si svolgano attività idonee a produrre emissioni in atmosfera è tenuta a presentare richiesta di autorizzazione ex articolo 269, Dlgs 152/2006 a mezzo della persona fisica che riveste la qualifica di legale rappresentante dell’ente ovvero del delegato espressamente incaricato da quest’ultimo, a mezzo atto ad hoc, al compimento di tale incombente. Sul punto, infatti, non appare sufficiente la mera delega di funzioni in materia ambientale eventualmente rilasciata dall’organo gestorio della società in quanto essa non è idonea a ricompredere anche il potere di richiedere l’autorizzazione in parola: trattasi, infatti, di onere legale posto a carico non del Consiglio di amministrazione ma del solo legale rappresentante – ovvero del Presidente di tale Cda – con conseguente sua esclusiva facoltà di delegare la suddetta attività ad un terzo.

(03/09/2019) di Gabriele Taddia

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COMMENTI - Il nuovo 231 inasprisce la durata delle sanzioni interdittive

Le novità introdotte dalla legge 3/2019 in materia di responsabilità amministrativa da reato degli enti, di cui al Dlgs 231/2001, possono essere così sintetizzate:
• ampliamento del catalogo dei reati presupposto: l’articolo 25 Dlgs 231/2001 è stato, infatti, interpolato e, oggigiorno, include tra i delitti contro la Pubblica Amministrazione idonei a generale responsabilità dell’ente anche il reato di traffico illecito di influenze di cui all’articolo 346-bis C.p.;
• inasprimento del termine di durata delle sanzioni interdittive applicabili all’ente in caso di accertamento di responsabilità derivante da taluno dei reati di cui all’articolo 25 Dlgs 231/2001: a fronte della precedente previsione per cui le sanzioni interdittive irrogabili non avrebbero potuto avere durata inferiore ad anni uno, l’attuale formulazione prevede una durata delle misure di cui all’articolo 9, comma 2, Dlgs 231/2001 compresa tra i due e i quattro anni, nel caso di illecito penale commesso da soggetti subordinati, nonché dai quattro ai sette anni, in caso di reato commesso da soggetti in posizione apicale;
• riduzione del termine di durata delle misure interdittive in caso di comportamento virtuoso dell’ente adottato prima della sentenza di primo grado;
• modifica dei termini di durata massima delle misure cautelari interdittive.

(29/05/2019) di Gabriele Taddia

271

COMMENTI - Sistema 231: prescrizione e meccanismi interruttivi

Se è vero che in tema di responsabilità da reato degli enti, un omogeneo orientamento sostiene che la richiesta di rinvio a giudizio della persona giuridica interrompe il corso della prescrizione dell’illecito in quanto atto di contestazione dell’illecito ove notificata entro cinque anni dalla cosumazione del reato presupposto, un altro atto tipico interruttivo della prescrizione è costituito, come già rilevato, dalla richiesta di applicazione di misura cautelare interdittiva”. Con la sentenza in commento la Cassazione si pronuncia ancora una volta sul complesso tema degli atti interruttivi della prescrizione in ambito Dlgs 231/2001. Un dibattito giuridico che continua ad essere acceso su alcuni punti fondamentali quali la necessità – ai fini dell’efficacia interruttiva – della avvenuta notifica o della mera emissione della richiesta di rinvio a giudizio o di applicazione della misura cautelare.

(31/03/2019) di Gabriele Taddia

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COMMENTI - Concorso di persone nei reati ambientali: focus su attività di gestione di rifiuti non autorizzata

Il concorrente risponde del reato ogni volta che, omettendo di attivarsi, abbia assicurato la realizzazione della fattispecie delittuosa o contravvenzionale punita dal legislatore. Anche se non sono mancate pronunce di segno contrario, la Corte di Cassazione è ormai costante nel riconoscere la configurabilità del cd. “concorso per omissione”. Quindi, un soggetto può essere chiamato a rispondere a titolo di concorso ex articolo 110 C.p. quando, con la sua condotta omissiva, abbia contribuito alla commissione di un determinato reato purché in capo al concorrente sia ascrivibile un obbligo giuridico di impedire l’evento lesivo ai sensi dell’articolo 40 comma 2 C.p.

(07/02/2019) di Gabriele Taddia

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INTERVENTI - “Sistema 231”: si estende anche all’ente pubblico

Il reato di cui all’articolo 256 comma 2 del Dlgs 152/2006 ha natura di reato proprio del titolare dell’impresa o del responsabile dell’ente ed è caratterizzato da condotta omissiva. Tuttavia, questo non significa che autore materiale possa essere esclusivamente il titolare dell’impresa o dell’ente. Poiché la norma non si riferisce a loro quali persone fisiche, è sufficiente che l’abbandono/deposito sia posto in essere anche tramite persone fisiche diverse dal legale rappresentante perché questi ne risponda. L’assenza di direttive e/o modelli organizzativi volti a disciplinare evenienze certamente non eccezionali costituisce ulteriore argomento a sostegno della corretta attribuzione del fatto all’imputato.

(25/10/2018) di Gabriele Taddia