Rifiuti n. 312
gennaio 2023
Quesiti

La Rubrica si propone come strumento in grado di offrire un supporto operativo alla soluzione dei numerosi problemi interpretativi ed applicativi che sorgono nella produzione, nella gestione e nel controllo dei rifiuti. Ciò al fine di operare una collaborazione culturale e conoscitiva con il Pubblico direttamente coinvolto con le tematiche specifiche.

1596 Autospurgo: per il trasporto diretto l’unità locale è quella da dove parte il mezzo

Modalità di compilazione del modello unico per il trasporto di rifiuti da pulizia di reti fognarie (Delibera Albo gestori ambientali n. 14/2021) per lo specifico caso in cui chi svolge la pulizia esegua il prelievo del rifiuto presso un’unica utenza e lo conferisca direttamente presso il gestore dell’impianto di depurazione; abbiamo infatti riscontrato divergenze di interpretazione in merito. L’allegato B della Delibera n.14 di cui sopra specifica che “nella sezione 1 vanno inseriti i seguenti dati identificativi del soggetto che svolge l’attività di pulizia manutentiva…: …indirizzo della sede legale dell’impresa che effettua la pulizia manutentiva o, nel caso di trasporto diretto verso l’impianto di destinazione, l’unità locale da dove trae origine l’attività di pulizia manutentiva”. Premesso che il Modello prevede in sezione 1 solo il campo “sede legale” e pertanto, nel caso di trasporto diretto all’impianto, l’indicazione dell’ “unità locale dove trae origine l’attività di pulizia” a nostro avviso può essere scritta solo in tale campo, si chiede: nella sezione 1, nel campo “sede legale”, l’unità locale da indicare va intesa come sede operativa dell’azienda da cui è partito il mezzo (considerando che poi l’indirizzo specifico di dove è stata effettuata la pulizia è indicato in sezione 2) oppure specificamente come luogo dove è stata svolta la pulizia (indirizzo che poi viene ripetuto anche in sezione 2)?

a cura di Paola Ficco

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1597 Classificazione: i rifiuti da utenze non domestiche sono urbani solo se i criteri di individuazione e provenienza ricorrono entrambi

Un laboratorio analisi che effettua analisi chimiche produce rifiuti di varia natura e pericolosità. Alla luce della definizione di rifiuti urbani articolo 183, comma 1, lettera b-ter), Dlgs 152/2006 i rifiuti non pericolosi prodotti dal laboratorio stesso (es. contenitori in plastica, rifiuto di imballaggi che costituivano l’imballaggio esterno di merci utilizzate nel laboratorio ecc.) sono classificabili come rifiuti urbani o speciali? Cioè, se un laboratorio di analisi chimiche produce rifiuti contenuti nell’allegato L-quarter, Dlgs 152/2006 questi rifiuti sono considerabili come urbani o no? Se il laboratorio chimico è il laboratorio analisi di un ospedale tali rifiuti sono urbani o sono speciali?

a cura di Paola Ficco

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1598 Produttore iniziale: quello giuridico può occuparsi della gestione commerciale. A stabilirlo è il contratto con quello materiale

Alla luce della definizione di “produttore del rifiuto” data dall’articolo 183 comma 1 lettera f) del “Codice ambientale” in cui si indica come tale “il soggetto la cui attività produce rifiuti e il soggetto al quale detta produzione sia giuridicamente riferibile”, si domanda se sia lecito per un soggetto identificabile quale produttore giuridico di rifiuto detenere il rapporto commerciale con l’impianto di recupero/smaltimento del rifiuto medesimo.
Il dubbio nasce dal fatto che, in tale situazione, la struttura formale di gestione del rifiuto desumibile dal formulario (in cui il produttore del rifiuto è identificato dal produttore materiale e il produttore giuridico non compare) non coincide con la gestione commerciale del rifiuto medesimo e, in alcuni casi, è emersa la richiesta di identificare il produttore giuridico del rifiuto quale intermediario.
A parere di chi scrive, un produttore giuridico del rifiuto può avere diritto, ovviamente in accordo col produttore materiale, di gestire il rapporto con l’impianto di destino e questo non lo configura come intermediario, perché sostanzialmente ciò significherebbe intermediare se stesso. Tuttavia si chiede la vostra opinione in merito e se vi sia un modo opportuno di compilazione/annotazione del formulario in un caso simile.

a cura di Paola Ficco

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1599 Recupero: il trattamento preliminare è tale e deve essere autorizzato

Azienda che lavora il vetro vorrebbe triturare con macchinario fisso i pezzi grossolani di scarto per poi conferirli ad azienda autorizzata al recupero.
Trattasi di attività soggetta ad autorizzazione essendo riduzione volumetrica ma con impianto fisso?

a cura di Paola Ficco

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1600 Classificazione: plastica contaminata da idrocarburi, per l’HP14 è opportuno il biotest

In materia di classificazione rifiuti si richiede se è corretto caratterizzare come pericoloso un rifiuto costituito da plastica (pulita), a causa di un elevato contenuto di idrocarburi. Il quesito nasce dal fatto che il metodo di analisi degli idrocarburi C10C40 (UNI14039_2005) prevede l’utilizzo di solventi che sciolgono in parte la plastica, determinando un contenuto di idrocarburi spesso superiore 2.5% con conseguente assegnazione della caratteristica di pericolo HP14. Chiaramente tale valore non è riconducibile alla tipica contaminazione nel comparto ambientale dovuta a idrocarburi. È anche vero che la pericolosità ambientale della plastica (microplastiche) è un tema molto attuale ma non mi sembra che giustifichi a livello normativo l’attribuzione di pericolosità, sulla base di un’analisi che nasce con tutt’altro scopo.

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1601 ADR e intermediario: per capire se è speditore, il ruolo fondamentale è svolto dal contratto

Si chiede di sapere se gli intermediari di rifiuti senza detenzione che organizzano lo smaltimento di rifiuti pericolosi possono considerarsi spedizionieri ai sensi dell’ADR.

a cura di Claudio Rispoli

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1602 ADR: i ruoli sono distinti e difficilmente equivocabili

Come noto dal 1 gennaio 2023 lo speditore secondo ADR deve nominare un consulente ADR. Si chiede, possibilmente con esempi pratici, di spiegare in che cosa consiste l’attività di speditore e in cosa si differenzia dall’attività di caricatore, ugualmente presente nella normativa ADR e apparentemente similare allo speditore.

a cura di Claudio Rispoli

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1603 Classificazione: la presenza di impurità (non pericolose) non modifica il Codice Eer del rifiuto

La nostra ditta gestisce un impianto di trattamento rifiuti e, in virtù di un contratto, riceve da un produttore rifiuti urbani classificati con il codice Eer 150106 (imballaggi in materiali misti). Tali rifiuti contengono un’alta percentuale di impurità, ma il contratto in essere prevede che il costo derivante dalle impurità sia a carico dell’impianto ricevente. In tal modo, l’impianto deve sopportare i costi di trattamento e gli eccessivi costi di smaltimento delle impurità, senza poter contestare che il rifiuto sia enormemente sporco.
Esiste un limite oltre il quale il rifiuto non possa essere più considerato classificabile con un codice Eer e debba essere riclassificato altrimenti per presenza di percentuali estranee al codice Eer scelto? O in altre parole è prevista una percentuale minima di rifiuto per poter classificare un rifiuto con un dato codice Eer?

a cura di Claudio Rispoli

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