Fabio Anile Avvocato in Roma e Catania

Interventi e commenti

330

INTERVENTI - Valori di fondo e bonifiche: perché è necessario un intervento del Legislatore

Prendendo spunto da un case study penalistico, nel presente contributo si evidenziano le lacune normative in materia di definizione dei valori di fondo (Vdf). Benché di grande importanza nel contesto della disciplina sulla bonifica dei siti contaminati, il tema non è adeguatamente trattato dal Legislatore statale, restando ad oggi privo di una specifica procedura amministrativa che ne disciplina modalità di esecuzione, tempi e responsabilità.

(01/09/2024) di Fabio Anile

307

COMMENTI - Compost: spetta allo Stato definire le caratteristiche dei rifiuti da trattare

Con la sentenza n. 3870 del 17 maggio 2022, il Consiglio di Stato si è definitivamente pronunciato sulla legittimità del punto 7 lettera c) dell’allegato 1 della cit. Dgr Veneto n. 568/2005, (recante “Norme tecniche ed indirizzi operativi per la realizzazione e la conduzione degli impianti di recupero e di trattamento delle frazioni organiche dei rifiuti urbani ed altre matrici organiche mediante compostaggio, biostabilizzazione e digestione anaerobica”), confermando la decisione adottata in primo grado, dal Tar Veneto, con la sentenza n. 782/2015, secondo cui quella prescrizione, incidendo sulle caratteristiche dei rifiuti da trattare e lavorare all’interno degli impianti deputati alla produzione di compost, la Regione Veneto era andata oltre le competenze fissate dall’articolo 196 del Dlgs 152/2006.

(29/06/2022) di Fabio Anile

300

COMMENTI - Sull’obbligatorietà del test di cessione per i materiali di riporto nei siti sottoposti a bonifica

La sentenza in commento affronta il tema della obbligatorietà del test di cessione sui cd. materiali di riporto presenti in un sito sottoposto a procedimento di bonifica, ai sensi della Parte IV del Dlgs 152/2006.
Secondo la tesi della società ricorrente, il suddetto obbligo non avrebbe dovuto trovare applicazione rispetto ai materiali di riporto che ricadono in un sito oggetto di procedura di bonifica, in quanto il test di cessione avrebbe avuto la finalità di stabilire se i predetti materiali siano da considerarsi o meno come “suolo”, con conseguente esclusione, in caso affermativo, dal campo di applicazione della disciplina in materia rifiuti (e, di conseguenza, dal regime delle bonifica desi siti contaminati) di cui alla Parte IV del c.d. Codice dell’ambiente.
Attraverso l’esame di un caso sottoposto allo scrutinio del Consiglio di Stato, l’autore ripercorre il quadro normativo di riferimento e la giurisprudenza formatasi in materia, che confermano l’obbligatorietà del test di cessione sulle matrici materiali di riporto ai fini dell’applicazione dell’articolo 185, comma 1, lettere b) e c) del Dlgs 152/2006 o, in caso di non conformità, alla disciplina sulla bonifica.

(30/11/2021) di Fabio Anile

287

INTERVENTI - Compost o rifiuto? Fondamento giuridico e applicabilità del cd. I.R.D. (seconda e ultima parte)

Scopo del presente contributo è quello di approfondire il tema della produzione di compost da rifiuti organici, focalizzando l’attenzione sul cd. Indice Respirometrico Dinamico (I.R.D.) o meglio, sulla sua rilevanza giuridica al fine di comprovare la qualifica del compost quale prodotto, non più rifiuto.
Spesso tra le prescrizioni autorizzative vincolanti per i gestori o, comunque nel corso di attività ispettive e di controllo, al fine di verificare la qualità del compost, e poterne determinare la natura di Materia Prima Secondaria (cd. mps) od ancora di rifiuto, si ricorre all’Indice Respirometrico Dinamico (c.d I.R.D.) 1.
Più che gli aspetti di natura tecnico-scientifica – che certamente non compete al giurista esaminare – ciò che qui interessa ricercare è il fondamento normativo di tale parametro al fine di determinarne gli effetti che ne derivano sul piano giuridico.
La trattazione è suddivisa in due parti. Nella prima, pubblicata sul numero precedente di questa Rivista, si è proceduto ad una ricognizione delle fonti normative che regolamentano l’I.R.D., soffermandosi su alcuni casi applicativi.
Nella seconda parte – che segue – ci si soffermerà invece su profili di diritto comunitario, che incidono sulla materia, nonché sul tema della inopponibilità delle regole tecniche non notificate alle Istituzioni Comunitarie, per rappresentare infine, nelle conclusioni, il quadro d’insieme e le carenze dell’attuale sistema normativo.

(01/10/2020) di Fabio Anile

286

INTERVENTI - Compost o rifiuto? Fondamento giuridico e applicabilità del cd. I.R.D. (Parte I)

Scopo del presente contributo è quello di approfondire il tema della produzione di compost da rifiuti organici, focalizzando l’attenzione sul cd. Indice Respirometrico Dinamico (I.R.D.) o meglio, sulla sua rilevanza giuridica al fine di comprovare la qualifica del compost quale prodotto, non più rifiuto.
Spesso tra le prescrizioni autorizzative vincolanti per i gestori o, comunque nel corso di attività ispettive e di controllo, al fine di verificare la qualità del compost, e poterne determinare la natura di Materia Prima Secondaria (cd. Mps) od ancora di rifiuto, si ricorre all’Indice Respirometrico Dinamico (c.d I.R.D.). 1
Più che gli aspetti di natura tecnico-scientifica – che certamente non compete al giurista esaminare – ciò che qui interessa ricercare è il fondamento normativo di tale parametro al fine di determinarne gli effetti che ne derivano sul piano giuridico.
La trattazione è suddivisa in due parti. Nella prima, che segue, si è proceduto ad una ricognizione delle fonti normative che regolamentano l’I.R.D., soffermandosi su alcuni casi applicativi.
Nella seconda parte, che seguirà nel prossimo numero di questa Rivista, ci si soffermerà invece su profili di diritto comunitario, che incidono sulla materia, nonché sul tema della inopponibilità delle regole tecniche non notificate alle Istituzioni Comunitarie, per rappresentare infine, nelle conclusioni, il quadro d’insieme e le carenze dell’attuale sistema normativo.

(31/08/2020) di Fabio Anile

282

COMMENTI - Imminente minaccia di danno ambientale di un sito inquinato: mancata effettuazione della comunicazione

Il reato di mancata effettuazione della comunicazione di cui all’articolo 257, comma 1, seconda parte Dlgs 152/2006, prevista in caso di un evento di potenziale contaminazione o imminente minaccia di danno ambientale di un sito, è configurabile soltanto nei confronti del responsabile dell’inquinamento.
L’obbligo di comunicazione per gli “interessati non responsabili” risiede infatti nell’articolo 245 e non nell’articolo 242 che è richiamato dall’articolo 245 per la disciplina dei soli aspetti procedimentali. Pertanto, se il legislatore avesse voluto fare riferimento nell’articolo 257 anche ai soggetti non responsabili e avrebbe dovuto menzionare anche questi ultimi quali soggetti attivi del reato avrebbe dovuto richiamare l’articolo 245 (e non il solo articolo 242).

(31/03/2020) di Fabio Anile

274

INTERVENTI - Omessa bonifica, ulteriori riflessioni sul mancato coordinamento dei reati

Ai fini della configurabilità del reato di omessa bonifica, nella fattispecie previgente assumeva rilievo la violazione di ciascun momento adempitivo della scansione procedimentale prevista dall’ormai abrogato articolo 17, Dlgs 22/1997, mentre non altrettanto può dirsi per l’articolo 257 del Dlgs 152/2006, che ricollega la punibilità della condotta di inquinamento all’omissione della bonifica “in conformità al progetto approvato dall’autorità competente nell’ambito del procedimento di cui agli articoli 242 e seguenti”.
La Corte di Cassazione ritorna sulla “natura” dell’omissione della bonifica prevista dall’articolo 257, ma le difficoltà interpretative sono riconducibili alla cattiva formulazione della norma e ad un apparato sanzionatorio “a più voci”.

(29/06/2019) di Fabio Anile