Il metodo tariffario Arera tra ottime intenzioni e (non poche) difficoltà. Una prima illustrazione
Si intende illustrare il nuovo metodo tariffa rifiuti, nei suoi aspetti di insieme e relazionali, tra la selva di formule e di passaggi. Ciò fa comprendere non solo la differenza con il precedente metodo normalizzato (che rimane per la sola articolazione e redistribuzione tariffaria alle varie categorie di utenza) bensì i passaggi al nuovo sistema di costi e di ricavi.
Viene in luce l’utilizzo di Arera del benchmark di un metodo che fa perno sull’efficientamento dei costi, in una visione di miglioramento dei servizi e di infrastrutturazione e che impone una diversa scala gestionale, rispetto alla frammentazione ancora esistente in molte realtà.
Peraltro, il periodo Covid-19, nella sua straordinarietà, mostra meglio l’approccio di Arera e le difficoltà ancora da combattere nei flussi dei rifiuti che si intrecciano tra diversi codici (voci 20, 15, 18, 19) e varie qualificazioni (rifiuti urbani, assimilati, speciali), come pure nelle riduzioni tariffarie. Il ribadire (come avvenuto di recente con sentenza 8631/2020, SS.UU. Civili della Corte di Cassazione) la natura di corrispettivo della tariffa non persuade, né risolve davvero la problematica sostanziale del provento (e del rapporto sottostante tra autorità di regolazione/comune o chi per esso ed il gestore, come pure tra questi soggetti e l’utenza). Proprio utilizzando il tema dei rifiuti Covid-19 si dimostra il paradosso tra gestione tecnica, giuridica e dei proventi dei rifiuti nei loro possibili percorsi risolutivi.
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